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Nucleare? Non è vero che non siamo pronti

L'incontro sul "Nucleare senza ansia": dal fraintendimento culturale alle soluzioni Smr, tra sicurezza, eco-ansia e ricadute economiche per il Piemonte

Nucleare? Non è vero che non siamo pronti

«Nucleare? Ormai siamo pronti — e ci converrebbe pure». È il messaggio emerso con chiarezza dal primo incontro del ciclo organizzato dal nuovo partito Liberal Democratico di Torino che da poco ha un nuovo segretario provinciale, Francesco Aglieri Rinella, andato in scena martedì alle 20 in piazza Dei Mestieri, con il titolo “Nucleare senza ansia”. A discuterne, il fisico teorico Luca Romano, autore de "L'avvocato dell'atomo", libro e progetto di divulgazione scientifica web e lo psicologo clinico Simone Tealdi, direttore del centro per il trattamento dell'ansia Re-mind, davanti a un pubblico numeroso e partecipe.

Il principale fraintendimento per i due non sarebbe tecnico, bensì culturale: «Non è vero che gli italiani non sono pronti al nucleare», sono infatti le conclusioni di Romano. «Il problema è che per vent’anni nessuno ha spiegato davvero come funziona. Abbiamo paura di cose che conosciamo poco, mentre accettiamo rischi molto più grandi solo perché ci sono familiari», dice Tealdi. «Confondiamo spesso il pericolo con il rischio, e il rischio reale con quello percepito», aggiunge. Ma perché lo si teme? «Il nucleare è invisibile, complesso, e storicamente associato al disastro. La percezione non segue mai la statistica. Ma oggi il rischio reale è molto più basso del rischio immaginato», osserva Tealdi.

Nel confronto è emerso anche un dato ormai centrale nel dibattito pubblico: l’eco-ansia. Con oltre il 70% degli adolescenti preoccupati per il futuro del clima, secondo Istat, Romano ha sottolineato il paradosso: «Abbiamo paura della tecnologia che potrebbe ridurre le emissioni in tempi più rapidi rispetto ad alternative che già oggi non bastano». Il Piemonte, con i suoi siti di Trino, Saluggia e Bosco Marengo (solo il primo è una centrale nucleare inattiva, mentre gli altri solamente depositi), è un banco di prova significativo. Questi luoghi non sono residui pericolosi del passato, ma impianti monitorati e gestiti secondo criteri rigorosi. «Ad esempio sono tenuti ad essere a prova di terremoto di magnitudo 10 volte più potente del più potente mai avvenuto. Questo in alcuni posti del mondo significa andare oltre il 10», ha chiarito Romano. Insomma, tutto sarebbero, fuorché poco sicuri, proprio in ragione delle catastrofi del passato.

La serata si è poi conclusa con un breve momento di confronto informale, durante il quale molti partecipanti hanno posto domande aggiuntive e richiesto chiarimenti sulle tecnologie di nuova generazione e sulle dinamiche geopolitiche ad esse sottostanti.

«Sarà solo il primo di una serie di appuntamenti dedicati ai temi scientifici ed energetici, con l’obiettivo di offrire uno spazio stabile di discussione pubblica in città. Il prossimo incontro, ancora in fase di definizione, sarà annunciato nelle prossime settimane», afferma Rinella, entusiasta. Ed è stato anche il vicepremier Antonio Tajani ieri mattina, a corroborare il concetto: «Il nucleare è il futuro, non è inquinante e abbassa i costi dell'energia».

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