Cerca

EMERGENZA CLIMATICA

Addio al Grande Fiume, il Po è diventato un torrente

Nonostante le piogge e le previsioni, la Coldiretti rilancia l'allarme siccità: a rischio le coltivazioni

fiumi siccità gn

Le ultime piogge non bastano: ad aprile 2023 sono state la metà rispetto alla media degli ultimi 30 anni. E la portata del fiume Po è ridotta a un quinto: scenari da «siccità tra il severo e l’estremo», come riportano le analisi mensili dell’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente.

I dati dell’Arpa
Così, dopo la speranza data dalle piogge e dalle nevicate di questi giorni, i numeri fanno riemergere l’allarme sulla crisi idrica che riguarda tutta Italia. E, mentre l’Emilia-Romagna è finita sott’acqua, il Piemonte continua a rimanere a secco: «Non solo: la poca acqua piovuta è stata portata via con i fiumi, invece di mettere al sicuro i campi fino a settembre» attacca Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino.
Sui campi, sui frutteti, sui prati e sui boschi del Torinese, infatti, si sono registrati fino a 120 millimetri di acqua nelle fasce pedemontane e di alta pianura tra Canavese e Pinerolese. Ma non sono bastati a placare la sete della nostra provincia: «I due giorni di maltempo hanno alleviato solo leggermente le forti condizioni di siccità, portando il deficit da inizio anno al meno 44% - riporta l’Agenzia per l’ambiente nella sua analisi sul mese di aprile - Sulle pianure torinesi, in provincia di Asti e nel Cuneese si è arrivati a deficit vicini al 60%».

Nonostante le ultime nevicate in montagna, anche l’innevamento è sotto i valori tipici del periodo: l’Arpa calcola un meno 40%. Di conseguenza, la portata dei fiumi è crollata rispetto alle medie storiche: il Sesia registra uno scarto di meno 85% contro il meno 81% del Tanaro. E il Po fa registrare un meno 79%: in pratica è calato a un quinto della sua media storica, passando da “grande fiume” a “medio torrente”. L’unica speranza è che maggio sia davvero più piovoso, come prevede l’Arpa.

L’appello dei contadini
Il presidente di Coldiretti ci spera e intanto sorride per «la catastrofe scongiurata nei campi proprio nel momento in cui il foraggio sta crescendo nei prati e si sono completate le semine primaverili. Ma due giornate di “innaffiata” non bastano».
Per quello servirebbero degli invasi, cioè una rete di infrastrutture per trattenere e accumulare l’acqua: per questo Coldiretti Torino torna a chiedere alla Regione un Piano per i piccoli invasi.
«Al netto dell’acqua assorbita dal terreno e di quella che ha dato un po’ di sollievo alle falde, il grosso della neve e della pioggia è finita nei fiumi e quindi verso il mare - sottolinea Mecca Cici - È positivo ma, se fossimo stati in grado di trattenere anche solo un decimo di questa acqua, avremmo accumulato circa 15 milioni di metri cubi» . Una quantità pari alla metà della capacità della diga idroelettrica di Ceresole Reale: «Ripartita nei vari comprensori irrigui, avrebbe permesso di gestire un’eventuale crisi idrica estiva - calcola Mecca Cici - Non capiamo cosa si aspetti a varare una progettazione complessiva in favore dei piccoli invasi sul territorio. Ai contadini, purtroppo, non resta che sperare in altre piogge come quelle degli ultimi giorni. Altrimenti l’agricoltura sarà in crisi anche quest’anno».

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.