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Il colloquio

«Volevo solo salvarlo ma non ce l’ho fatta. Non chiamatemi eroe» - LA VIDEO INTERVISTA

Rasel Muiya, 23 anni, racconta come si è tuffato per salvare la vita a Luca Aghemo

«Non ho pensato a nulla. Mi sono buttato in acqua d’istinto. Era gelata. Volevo solo salvargli la vita...».

Il ricordo è evidentemente faticoso per Rasel Muiya, 23 anni, bengalese di nascita che, nella notte tra sabato e domenica, si è lanciato nelle acque del Po per cercare di soccorrere Luca Aghemo, che nel frattempo combatteva tra la vita e la morte.

«Se qualcuno mi avesse aiutato forse le cose sarebbero andate diversamente» racconta Rasel a fior di voce. «Potevamo salvarlo - ripete -. Potevamo salvarlo».

Quella sera la passeggiata dei Murazzi «era piena di gente, ma nessuno si è buttato» racconta ancora il ragazzo, che lavora come aiuto cuoco da Cianci. Sabato sera stava tornando a casa dopo una passeggiata al parco del Valentino quando ha visto un uomo arrancare in acqua. «La moglie piangeva disperata e c’erano tante persone intorno che guardavano e facevano foto» spiega. In acqua è rimasto per circa mezz’ora, ma non c’è stato nulla da fare. «Sono rimasto dentro finché non ho realizzato che non sarei riuscito a salvarlo - prosegue a fatica -. Ci sono andato vicino. Ad un certo punto ho capito che non ce l’avrei fatta perché non vedevo più il suo viso sul pelo dell’acqua. Nuotavo controcorrente». E ancora: «Ricordo che c’era un albero. Mi sono trovato a nuotare contro un muro, sott’acqua. Non ho pensato che potessi morire anche io. Mi dispiace tanto per quel signore e per la sua famiglia, per sua moglie. Mi dispiace non essere riuscito a fare di più…» continua Rasel, che il giorno dopo, alle otto del mattino, era già a lavorare.

In tantissimi si sono rivolti a lui chiamandolo «eroe», ma lui si schermisce. «Ho fatto quello che bisognava fare - risponde -. So che il sindaco mi ha ringraziato. Mi hanno fatto vedere il video che ha pubblicato e voglio ringraziarlo davvero di cuore».

Un po’ impacciato ed estremamente emozionato, Rasel vive da otto anni in Italia. «Non ho la cittadinanza. A volte mi sembra che le persone mi guardino in maniera sospetta. Mi dispiace molto - spiega -. Prima di oggi nessuno mi aveva fatto tutte queste domande. Non parlo molto delle mie cose perché penso non interessino a nessuno».

Originario del Bangladesh, nel suo paese Rasel ha una moglie, Habiba. Con lei si è sposato tramite cellulare. «Perché i soldi non bastano». Dall’Italia mantiene lei, i genitori, i fratelli e la nonna. E infatti sono anni che non torna a casa. Sogna di portare in Italia la sua Habiba e magari anche i genitori. «Non posso permettermi il viaggio per tornare da lei e dalla mia famiglia» rivela.

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