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il reportage

VIDEO - Salassa, paese dell'esorcismo mortale: «Siamo tutti sotto shock»

Le voci del piccolo comune del Canavese teatro della tragica morte di un 43enne

Meno di duemila abitanti che da due giorni sono diventati famosi in tutta Italia. Salassa, microscopico comune del Canavese, si è svegliata sotto shock dopo l’orrore di via Cavour, con la drammatica e assurda morte di Khalid Lakhrouti, 43enne marocchino deceduto nella sua casa per un esorcismo finito male. Morte per la quale sono stati arrestati l’ex moglie Sara, il fratello Nourdinne e soprattutto Abdelrhani Lakhrouti, l’imam di Cuorgné. Una famiglia all’apparenza normale, quella di Khalid. Due figli, il maschio che frequenta la prima elementare, la femmina la prima media. Fuori dalla chiesa, nella domenica delle Palme, non si parla d’altro. «Siamo scioccati per quanto successo. Salassa è un paese piccolo, ci conosciamo tutti. La famiglia di Khalid era riservata, ma i figli vanno a scuola qui e li vediamo spesso. Speriamo che le indagini aiutino a fare più chiarezza sulla vicenda», dichiara il sindaco Roberta Bianchetta.

«Incredibile sentire ancora oggi vicende come questa», è il laconico pensiero di Beppe, giornalaio del paese. «Salassa era diventata famosa qualche giorno fa per il ciclismo, il 13 marzo qui è arrivata la Milano-Torino, la corsa più antica del mondo. E ora siamo su tutti i giornali per questo dramma. Però dobbiamo interrogarci su come vivono queste comunità. Sapere che succedono certe cose fa davvero paura. Khalid? Non lo conoscevo, e nemmeno l’imam», dice Aldo, un residente.

Khalid Lakhrouti abitava in via Cavour, al civico 20. L’alloggio è sotto sequestro, fuori i nomi sui citofoni sono coperti dal nastro. A parlare è la vicina, Valentina Ruggiero, che conosce bene la famiglia della vittima: «Abito qui da due anni e Khalid viveva già nel palazzo. Ci salutavamo, ma non dava confidenza. Però c’era qualcosa di strano. Una sera prima del 10 febbraio (giorno della morte dell’uomo, ndr) ho chiamato i carabinieri - racconta Valentina - perché sentivo urlare “aiuto!”. Non in arabo, ma in italiano, e mi sono insospettita, perché significava che quella persona voleva attirare l’attenzione dei vicini perché stava male». E la sera dell’esorcismo fatale? «Ero tornata dal supermercato. Sono scesa perché sentivo gente piangere e l’ambulanza in strada. Il fratello Nourddine mi ha detto “Khalid è morto per un attacco di cuore”. L’imam è arrivato il giorno dopo, prima non l’avevo mai visto».

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