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29 Ottobre 2025 - 12:11
Non solo algoritmi e dati. L’intelligenza artificiale è molto di più: una serie di sistemi complessi in grado di modellare la società contemporanea e che si alimentano continuamente dei nostri comportamenti. È questa la visione di Iyad Rahwan, scienziato di origine siriana e direttore del Center for Humans and Machines del Max Planck Institute for Human Development di Berlino, insignito ieri del Premio Lagrange – Fondazione Crt 2025, il più alto riconoscimento internazionale per la Scienza dei Sistemi Complessi e dei Dati, istituito dalla Fondazione Crt, sotto la direzione di Anna Maria Poggi e coordinato da Isi Foundation. A consegnargli il premio l’avvocato e segretario generale di Fondzione Crt Patrizia Polliotto, presso la sede delle Ogr di corso Castelfidardo 22.
Lo stiamo scoprendo giorno dopo giorno. Sempre più servizi sono forniti da bot digitali: consulenti che ci aiutano nello svolgimento di normali attività, come ad esempio scrivere un’email formale. O a cui, di contro, possiamo chiedere suggerimenti o analisi di testo. Ma in che misura il “prompt”, ovvero, il comando che forniamo all’Ia e le informazioni che gli diamo in pasto, la influenzano? Per Rahwan, c’è molto più di quanto crediamo.
Al centro del suo studio, infatti, l’Ia come “attore sociale”, che riflette e influenza i comportamenti collettivi, i valori e i pregiudizi della società. Il suo lavoro esplora quella che lui definisce la “co-evoluzione” tra umani e Ia, un rapporto in cui le macchine apprendono dalle informazioni generate dalle persone, tanto quanto il contrario, e si modellano in base ai nostri linguaggi, alle nostre norme e alle nostre scelte morali. È per questo che è necessario un approccio interdisciplinare che unisca biologia, economia e scienze sociali. «Un algoritmo può essere progettato per uno scopo, ma avere effetti collaterali non previsti una volta diffuso su larga scala», sottolinea lo scienziato. Da qui l’esigenza di nuovi quadri scientifici capaci di interpretare i comportamenti emergenti quando milioni di esseri umani e intelligenze artificiali interagiscono.
Le sue ricerche, come il progetto Moral Machine Experiment, dimostrano che non esiste un’etica universale per l’Ia: «Non serve imporre un unico codice morale – sostiene Rahwan – ma creare processi che permettano alle diverse comunità di decidere quali valori vogliono vedere riflessi nelle proprie tecnologie».
Durante la cerimonia, Polliotto ha ricordato come il Premio Lagrange, istituito 17 anni fa insieme alla Isi Foundation e oggi punto di riferimento internazionale, sotto la guida del presidente Alessandro Vespignani e del direttore scientifico Ciro Cattuto, «assuma un significato ancora più profondo perché assegnato alle Ogr, simbolo del futuro del nostro territorio, hub di innovazione e ricerca scientifica. Questo posto connette talento, visione e ricerca: tre leve fondamentali per affrontare le sfide del nostro tempo», dice.
Finora, infatti, attraverso la sinergia con le Ogr sono stati sostenuti oltre 800 ricercatori, con 53 milioni di euro investiti, 80 partner, 15 programmi di innovazione. Alle Ogr, inoltre, operano più di 130 startup, la Fondazione promuove progetti che spaziano da Eurotech a Eurospazio, risiede la sede dell’Istituto nazionale per l’Intelligenza artificiale.
«Studi come quelli di Rahwan sono cruciali per garantire che l’innovazione resti al servizio della persona, della sostenibilità e del bene comune», ha concluso Polliotto.
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