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IN MANETTE
11 Settembre 2024 - 10:40
Aveva una confezione di hashish per ognuno dei suoi 71 anni di età. Li aveva marchiati con l’immagine di un grappolo di agrumi e li aveva infilati in una serie di sacchi di juta, su cui qualcuno aveva scritto “QRR” e “LMZO”: il significato di questi termini, così come l’immagine di arance e limoni, sono ancora tutti da decifrare. Mentre pare evidente che quel 71enne, un pensionato italiano residente a Torino, arrotondasse facendo da corriere della droga per qualche organizzazione di livello internazionale. Quale? Proveranno ad accertarlo gli investigatori della Squadra mobile, che hanno messo le manette ai polsi del “nonno trafficante”.
Era in corso Vercelli
L’arresto risale al 4 settembre, esattamente otto giorni fa, ma è stato resto noto solo ieri dopo che il giudice lo ha convalidato e ha disposto la custodia cautelare in carcere del 71enne. Gli agenti della Squadra mobile della questura lo hanno fermato in corso Vercelli, poco dopo averlo incrociato all’uscita dell’autostrada Torino-Milano alla guida della sua Mercedes. Per gli investigatori era un volto noto, lo avevano già notato in giro per la città: «Si aggirava con andatura lenta come se stesse temporeggiando in attesa di qualche input e di avere il via libera» spiega la questura.
Dopo averlo fatto accostare, i poliziotti hanno perquisito la Mercedes e, sotto dei pannelli di plastica sui sedili posteriori ribaltati, hanno trovato cinque borse di iuta: dentro c’erano svariati panetti di hashish, suddivisi in 71 confezioni, per un peso complessivo intorno ai 186 chili. Aveva anche 1.450 euro in contanti, probabile provento della vendita della droga (e quindi sequestrati).
Il 71enne è già conosciuto dalle forze dell’ordine e in passato era stato arrestato e condannato in via definitiva: lo avevano fermato in Norvegia con un ingente quantitativo di marijuana.
Il giallo dei simboli
Ora la Squadra mobile continua a indagare per capire a quale organizzazione sia collegato il pensionato. E anche per decifrare il significato delle scritte e delle immagini usate per “marchiare” i panetti di hashish, che al momento sono un mistero. In realtà per i trafficanti è un’abitudine marchiare in modo particolare le loro partite di droga: simboli delle squadre di calcio, marchi di dell’alta moda. Ma anche le locandine di film più o meno celebri. Poi i marchi di Ferrari e Porsche, le foto dei boss mafiosi Matteo Messina Denaro e Totò Riina, pure quelle di Putin e di Diego Armando Maradona. Stavolta ci sono scritte ancora mai trovate e le foto degli agrumi: la polizia le ha mandate alla Direzione centrale dei servizi antidroga per “analizzarle” e catalogarle, in modo da capire se se ci siano collegamenti con altri sequestri.
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