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La fuga dell'auto
12 Ottobre 2025 - 15:50
Era la casa della Maserati, era lo stabilimento intitolato all'Avvocato. Avvocato Giovanni Agnelli Plant era la sua denominazione ufficiale in Fca e (per poco) in Stellantis: ora è sparita anche quella insegna, e la denominazione resta solo lì dove non è stato possibile tirarla via dai muri o dai tabelloni. E le erbacce hanno invaso il cortile ordinato dove, dalle porte a vetri con la scritta "Maserati", si potevano vedere i modelli premium. Ora, non c'è più nulla.
Stellantis ha portato via tutto, da corso Allamano a Grugliasco, ovviamente: anche la prima Maserati uscita dalla nuova modernissima catena di montaggio e che recava le firme di tutti i lavoratori. Da tre anni questa fabbrica è in vendita: l'annuncio - su iniziativa poco apprezzata del gestore, l'Ifi di Massimo Segre - era finito addirittura su Immobiliare.it nel 2022. Era l'epoca del ceo Carlos Tavares, che aveva stabilito che due stabilimenti costassero troppo. E la produzione Maserati - ridotta ai minimi - traslocò a Mirafiori.
Archeologia industriale, una cicatrice che ancora sanguina nel tessuto produttivo di Torino e dintorni, di Grugliasco, che era una sorta di succursale di città dell'auto, con il gran numero di aziende dell'indotto, compresa la Lear, oggi al centro di una gravissima crisi e sedicente piano di salvataggio di una cordata italo-cinese per produrre quadricicli elettrici.
Il fatto è che qui, anche prima del segmento premium Maserati, nascevano veicoli che fanno parte della storia dell'automotive. Una storia che, qui, è cominciata nel 1959 con le Carrozzerie Bertone di Nuccio Bertone. Negli anni vengono prodotte o assemblate la NSU Prinz Sport, la Fiat 850 Coupè, fino a modelli Opel, Mini, anche la Fiat Punto Cabrio.
A inizio anni 2000 gli storici Carrozzieri vanno in crisi. Nuccio Bertone non c'è più, la fabbrica muore. Bisogna salvare i 1.400 posti di lavoro per cui sta scadendo la cassa integrazione e la politica torinese si rivolge a mamma Fiat. Che nel frattempo è diventata FCA fondendosi con la Chrysler. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, allora si appella al suo compagno di scopone scientifico, l'ad Sergio Marchionne. Gli propone di rilevare la fabbrica. Marchionne, fra una revisione e l'altra del piano industriale Fabbrica Italia, si inventa il Polo del Lusso: a Grugliasco si fabbricheranno le Maserati Quattroporte e Ghibli.
Ecco allora l'Avvocato Giovanni Agnelli Plant, con grande inaugurazione alla presenza di Marchionne, della politica locale e nazionale, di John Elkann in persona. Era, forse, l'inizio di una illusione, un gigante sui piedi di argilla come il piano Fabbrica Italia da 5 miliardi mai decollato davvero.
Alla morte di Marchionne, l'unico che voleva tenere i francesi di Psa lontani da quel che resta di Fiat, Elkann fa le nozze francesi e affida il controllo di tutto al portoghese Tavares. Che impiega il tempo di una visita lampo allo stabilimento per decretarne la fine.
La fabbrica è in vendita, come detto. Il prezzo iniziale pare fosse di 20 milioni di euro ma, nel frattempo, deve essersi anche ridotto. Lo stabilimento è in condizioni di semi abbandono, considerando che già negli ultimi mesi era in fase di dismissione. Dove non ci sono le erbacce, sono passati i predoni del rame a portare via cavi elettrici e metalli.
L'imprenditore Gianfranco Pizzuto voleva rilevarlo e farne una fabbrica di supercar elettriche, ma non si sono neppure seduti al tavolo, da Stellantis, ché forse Tavares tutto voleva tranne un altro fabbricante di auto elettriche. Sono passati gruppi cinesi, anche "guidati" dalla Regione con il suo catalogo di siti produttivi da rilanciare. Pare che i cinesi di Dongfeng abbiano sorriso, ringraziato e siano passati avanti. BYD, come sappiamo, è andata direttamente in Turchia. DR - italo-cinese - ci ha pensato, poi ha scelto il Molise. Magari, più del prezzo, hanno paura dei fantasmi: quelli dell'auto Made in Torino.
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