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IL SUMMIT
06 Dicembre 2023 - 19:30
Stellantis apre al lontano obiettivo di produrre un milione di auto in Italia, più del doppio di quelle realizzate attualemnte, ma detta le regole allo Stato e all'Europa.
Al tavolo del Mimit, questa mattina il Gruppo, con il suo rappresentante Davide Mele, responsabile di Corporate Affairs, ha dichiarato apertamente di «voler produrre in Italia un milione di veicoli (auto e veicoli commerciali) nei prossimi anni all’uscita del piano Dare Forward 2030», ribadendo «il ruolo centrale del nostro Paese per l’automotive», ma sottolinendo che: «L’obiettivo finale dipende da fondamentali e specifici fattori, come la cancellazione delle norme regolamentari quali l’Euro 7 per continuare a produrre auto di piccole dimensioni a prezzi accessibili per i clienti, il sostegno del mercato attraverso incentivi alle vendite e la competitività dei costi, compresi quelli energetici, per l’intera catena di fornitura».
Le richieste sono state però fortemente criticate dal ministro Adolfo Urso e dal presidente del Piemonte, Alberto Cirio. In particolare gli incentivi: «L’anno scorso sono state prodotte in Italia appena 450mila autovetture a fronte di un milione e 400mila immatricolazioni e l’80 per cento degli incentivi sono finiti ad auto prodotte all’estero, anche da Stellantis. Questo non può più accadere» ha dichiarato il ministro del Made in Italy.
«Solo il 20% degli incentivi messi in campo per sostenere il mercato dell’auto viene usato per acquistare auto italiane ed è inaccettabile visto che sono soldi dei cittadini italiani» ha aggiunto il presidente Cirio. «L’unica soluzione - ha sottolineato - è quindi aumentare le auto che Stellantis produce in Italia a partire da quelle prodotte nello stabilimento di Mirafiori che, anni fa, produceva il totale delle auto che vengono fatte oggi in Italia e invece oggi raggiunge appena i 100 mila veicoli».
L'ALLARME DEI SINDACATI
Un potenziamento della produzione chiesto a gran voce anche dai sindacati. «Chiediamo la produzione di 1 milione di autovetture e non meno di 300 mila veicoli commerciali leggeri» sottolineano i segretari generali e nazionali Fiom-Cgil, Michele De Palma e Samuele Lodi: «Abbiamo la necessità di confrontarci - aggiungono - per verificare gli investimenti di Stellantis dal momento che dal 2014 ad oggi abbiamo perso più 11.500 lavoratori».
Esprime qualche dubbio anche il segretario nazionale Fim Cisl, Ferdinando Uliano: «Siamo tutti d’accordo sugli obiettivi di aumento della produzione, ma sia ben chiaro che se parliamo di 1 milione di veicoli, la produzione deve aumentare di un terzo, se si tratta di un milione di auto questo significa raddoppiarla».
Più ottimisti i segretari generali e nazionali Uilm, Rocco Palombella e Gianluca Ficco: «Con i nuovi lanci e includendo i veicoli commerciali l’obiettivo di un milione di vetture è alla portata». Molto soddisfatto dell’incontro il presidente di Anfia, Roberto Vavassori: «Oggi abbiamo segnato un momento significativo per il settore automotive italiano».
Nonostante la novità, a livello torinese il morale della Fiom e degli operai continua a essere molto basso: «Purtroppo per Mirafiori non ci sono novità su nuove produzioni. Questo significa che la cassa integrazione continuerà e il futuro si prospetta sempre più a tinte fosche» sottolineano Edi Lazzi, segretario generale della Fiom di Torino e Gianni Mannori responsabile Mirafiori per la Fiom, a proposito dell'incontro al ministero con il gruppo Stellantis: «Dopo questo nulla di fatto e le condivisibili dichiarazioni del vescovo di Torino, Monsignor Roberto Repole, sulla situazione cittadina, - aggiungono -, pensiamo sia davvero giunto il momento di mettere in atto una speciale commissione con le organizzazioni sindacali e le imprese, insieme alle istituzioni locali, che abbia il compito di individuare soluzioni per il rilancio economico della nostra città, continuando a chiedere a Stellantis precisi impegni per il territorio».
La Fiom-Cgil di Torino non sembra più nutrire alcuna speranza sull’aumento di produzione a Mirafiori volto a salvare posti di lavoro. Tanto che apre agli stranieri: «Pensiamo che sia necessario ricercare nuovi produttori di autoveicoli che se venissero a Torino troverebbero tutte le condizioni favorevoli per fare un buon business» evidenziano Lazzi e Mannori. Come se non bastasse a Mirafiori la scorsa settimana, a causa della mancanza di un componente, si era anche fermata la produzione della 500 elettrica, poi ripartita lunedì.
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