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L'ANALISI

Perché i saldi non servono più

L'avvio degli sconti è stato un mezzo flop tra pioggia e influenza

Perché i saldi non servono più

I saldi natalizi sono appena partiti ma sono partiti con il freno a mano tirato. Tra virus influenzali che hanno costretto a letto una buona fetta di possibili acquirenti, l’esodo vacanziero di questi giorni e la pioggia che ha interessato proprio la partenza degli sconti lo scorso venerdì: «lo scontrino medio non supera i 130 euro ed è in leggero calo rispetto all’anno scorso» spiegano da Confesercenti Torino che ha avviato un’indagine sul primo week-end di saldi. I saldi sono stati utilizzati «dal 44% dei piemontesi, contro il 40% dello scorso anno, e metà dei consumatori non spende più di 100 euro».

Lo studio, condotto fra commercianti e consumatori piemontesi dall’ufficio studi di Confesercenti delinea «una situazione di difficoltà, dovuta all’inflazione, nella quale sconti e promozioni non saranno in grado di compensare due mesi difficili per le vendite come sono stati novembre e dicembre, nei quali si è registrato un calo del 10-15%». A soffrire maggiormente «è la periferia in cui molti negozianti hanno deciso di chiudere la domenica per mancanza di passeggio» evidenziano da Confesercenti.

Secondo l’indagine di Ascom Confcommercio, che ha stimato una spesa a Torino e provincia di circa 300 milioni di euro, soltanto il 63,8% dei consumatori acquisterà durante i saldi, percentuale che cala del -1,2% rispetto a quella dello scorso anno. Per Ascom, tra i torinesi che non approfitteranno dei saldi: «uno su due lo farà per risparmiare e uno su tre per il peggioramento della propria situazione economica».

I prodotti più gettonati? Il clima mite di questo inverno ha lasciato invenduta una parte significativa di capi pesanti, come cappotti, giacconi, piumini. Ma per Confesercenti le preferenze per i capispalla sono in calo rispetto allo scorso anno: «La maggioranza si orienterà su capi meno impegnativi anche dal punto di vista economico: maglie e felpe (indicate dal 45%), gonne e pantaloni (40%), scarpe (37%), intimo (25%), pelletteria (cinture, accessori, borse: 23%)».

Per Ascom Confcommercio Torino sono in cima alle preferenze: «i capi di abbigliamento (95,2%) e le calzature (86,3%), seguiti dagli accessori (46%), mentre pelletteria e articoli di valigeria registrano i maggiori incrementi rispetto allo scorso anno (+7.8%)».

«Quasi la metà di coloro che usufruiscono dei saldi - spiegano da Ascom - si recherà presso i negozi di fiducia (47,6%). Segue il canale online con il 38,7% delle preferenze, gli outlet (7,3%) e altri negozi (6,4%)».

A incidere è anche il clima. «Per un consumatore su due - fanno sapere da Ascom - i fenomeni dovuti al cambiamento climatico stanno avendo delle conseguenze sulle proprie abitudini di acquisto, come il rinvio dell’acquisto dei capi invernali, preferendo abbigliamento più “light” e l’acquisto di capi compatibili con i fenomeni atmosferici avversi».

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