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PRALORMO
09 Gennaio 2024 - 18:21
Il gattino è in cura dal veterinario
Chi ha sparato a un gattino di pochi mesi nelle campagne di Pralormo? «Volevano fargli del male e forse ucciderlo» è preoccupata Veronica Musso, 31 anni, che da qualche giorno si è presa a cuore il micio ferito e ora spera di poterlo adottare.
Domenica suo papà l’ha notato mentre veniva via da un maneggio in paese, che frequenta abitualmente. Era ferito e camminava a fatica. Un esemplare fragile, non domestico, che spesso trova rifugio tra i cascinali della zona. «Pochi minuti dopo l’abbiamo portato da una veterinaria a Poirino - racconta Musso - Andava curato in fretta. Si vedeva che stava soffrendo».
Subito nasce il sospetto che qualcuno gli abbia sparato. Poco più tardi, arriva la conferma: «Dalle radiografie si vede che c’è un pallino vicino alla colonna vertebrale del micio. Ha anche diverse ossa rotte, come se qualcuno l’avesse preso a calci».
Chi può essere stato? Dal maneggio fanno sapere che sono almeno una dozzina i gatti abituati a circolare da quelle parti. «Noi gli diamo da bere e da mangiare, sono molto teneri. Non sono di nostra proprietà. Spesso i più grandi si allontanano per qualche giorno, poi tornano. Non abbiamo mai avuto sentore che qualcuno nei dintorni fosse infastidito dalla presenza dei gatti».
Grazie alla veterinaria Irma Sodero di Poirino, l’animale è ora fuori pericolo. Migliora ogni giorno di più e mangia con appetito, anche se ci sarà bisogno di tempo per capire se avrà dei danni permanenti, soprattutto alle zampe. «Farò il possibile per adottare il micio - prosegue Musso - Me ne occuperei volentieri con la mia famiglia. Non riesco a capacitarmi di come possa essere successo. La cattiveria umana, evidentemente, non ha limiti».
La 31enne ha scelto di raccontare l’episodio anche sui social-network. «E’ un bene se se ne parla. Spero che la voce arrivi anche ai responsabili. Sono realista: non so se ammetteranno mai le loro responsabilità, ma spero almeno che riflettano su cosa hanno fatto e imparino il rispetto. Chi non ne ha per gli animali, non può averne neppure per le persone».
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