Cerca

L'APPELLO

Marsiaj scatenato su Stellantis, ecco cos'ha detto

L'annuncio del presidente dell'Unione Industriali di Torino

Marsiaj scatenato su Stellantis, ecco cos'ha detto

«Negli stabilimenti di Mirafiori bisogna produrre almeno 200mila automobili, siamo alla metà. L’errore è che abbiamo soltanto un costruttore, avremmo dovuto chiamarne altri già 20 o 30 anni fa per superare la dipendenza di Stellantis e avere più aziende per creare competitività e quindi crescita». Sono le parole di Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriali di Torino, intervistato a margine dell’evento “Torino capitale d’impresa” tenuto nel quartier generale di via Vela insieme al vicepresidente esecutivo di Pirelli, Marco Tronchetti Provera.

Un appello pesante, in linea con quello della premier Giorgia Meloni e dei sindacati, a fronte di un progressivo e costante decrescita della nostra industria automobilistica, con Mirafiori afflitta da cassa integrazione, esuberi e una produzione di 500 troppo bassa. Ne sono state realizzate meno di 80mila nel 2023. Ma Marsiaj crede ancora che l’auto possa continuare a essere un traino per la nostra economia: «E’ necessario fare un po’ di benchmarking e risultare più attrattivi affinché nuovi costruttori vengano in Italia. Bisogna diventare come tutti gli altri Paesi europei, con più aziende e migliori condizioni, come avviene in Francia. Il mercato c’è». «Inoltre - sottolinea - Torino deve essere il centro di eccellenza dell'ingegneria nel mondo di Stellantis».

Di automotive ha parlato anche il vicepresidente esecutivo di Pirelli, Tronchetti Provera, che ha lanciato l’allarme sulla crisi della materie prime: «Il 40% dei profitti dell’industria automobilistica arriva dalla Cina e quando noi vogliamo mettere dei dazi sull’importazione cinese abbiamo delle ripercussioni terribili, rischiamo di dover subire un’importazione di macchine a prezzi molto più bassi con un accesso difficoltoso alle tecnologie perché non abbiamo le materie prime».

A peggiorare ulteriormente le cose c’è la crisi del Mar Rosso che rappresenta un ostacolo all’importazione di gas, petrolio, plastica e metalli dall’Oriente, ma anche un danno per l’export che vale oltre 4 miliardi (circa 2 per Torino) e che rischia di essere fortemente ridimensionato a causa degli attacchi dei ribelli yemeniti alle navi commerciali che ora sono costrette ad allungare il tragitto passando per periplo dell’Africa, impiegando però una ventina di giorni in più di navigazione tra l’andata e il ritorno: «I rischi sono i costi troppo alti, l’immobilizzazione finanziaria, la perdita di competitività e quindi meno crescita, con i porti italiani che vengono tagliati fuori dalla circumnavigazione dell’Africa» ha ribadito Tronchetti Provera, sottolineando le difficoltà che sta attraversando l’Europa sul piano internazionale con «la Germania in recessione» e «l’Italia che paga le scelte sbagliate fatte in passato, dalle centrali atomiche alle arterie con la Russia, e non sa come reagire».

«Ma da soli - ha aggiunto - non si può fare nulla, lo abbiamo già capito con la pandemia e ora con la crisi di Suez: ci vuole una marina, un esercito e ancora una volta i Paesi europei devono mettersi insieme. Anche nel reperimento di materie prime». A tal proposito l’imprenditore ha sottolineato l’importanza del piano per l’Africa appena annunciato dalla premier Giorgia Meloni: «L’Africa diventa un partner indispensabile per l’Italia e per l’Europa, perché possiede materie prime che noi non abbiamo».

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.