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L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA

«Donne imprenditrici ed economia circolare per il futuro di Torino»

Parla Anna Ferrino, vicepresidente dell'Unione Industriali di Torino e titolare della storica azienda Ferrino

«Donne imprenditrici ed economia circolare per il futuro di Torino»

Tende da montagna super tecniche e resistenti che hanno permesso a Messner e a grandi alpinisti di raggiungere le più celebri vette del pianeta, zaini performanti e racchette da neve che accompagnano da generazioni gli amanti della montagna. Ma soprattutto, passione per il territorio torinese e voglia di mettersi in gioco per farlo crescere, e poi la vocazione al rispetto dell’ambiente e alla sostenibilità, unita al desiderio di fare emergere le donne imprenditrici. Questi sono i valori e gli obiettivi di Anna Ferrino, la vicepresidente dell’Unione Industriali di Torino, amministratore delegato e proprietaria della storica azienda Ferrino e C Spa fondata nel 1870 dal trisnonno a Torino e ancora oggi presente sul nostro territorio.

Anna Ferrino, la sua azienda ha oltre 150 anni, ci racconta qualcosa della sua storia e dei suoi prodotti?

«Era il 1870 quando Cesare Ferrino fondò l’azienda in via Nizza 107 e per oltre 150 anni siamo sempre stati a Torino, oggi nell’area Pescarito. Ferrino è un’azienda tessile con due anime, da una parte realizziamo i prodotti per la montagna, le linee di abbigliamento e le racchette da neve che rappresentano circa il 70% del nostro business, il restante 30% è rappresentato dalle tende per protezione civile e gli zaini militari. Esportiamo circa il 50% dei nostri prodotti».

La sua azienda è attenta al tema della sostenibilità, un concetto un po’ vago. Che cosa rappresenta per lei?

«L’azienda è tradizionalmente attenta alle tematiche ambientali, lo era già in tempi in cui non se ne parlava. A caratterizzarci è il concetto di economia circolare, da sempre investiamo in prodotti durevoli, in modo da allungarne il ciclo di vita, consentirne il riuso e il cosiddetto upcycling, dando inoltre la possibilità ai nostri clienti di ripararli per evitare sprechi. Ferrino rappresenta quindi il contrario della cultura usa e getta che inquina e genera rifiuti».

Durante la sua carriera si sarà rapportata con personaggi famosi, ce n’è qualcuno che è stato particolarmente importante per Ferrino?

«La storia di Ferrino è indubbiamente legata alle imprese di Reinhold Messner, che utilizzava le nostre tende per le sue spedizioni himalyane. Ma il legame con i grandi interpreti dell’alpinismo non si è mai interrotto e oggi il marchio si affianca a protagonisti del settore come Matteo Della Bordella, che ha aperto vie importanti in Patagonia, o lo spagnolo Alex Txikon, primo a conquistare il Nanga Parbat in inverno. I nostri “ambassador” hanno due ruoli importanti: aiutano l'azienda a raccontare i suoi valori e collaborano nella ricerca e sviluppo nel ruolo di tester privilegiati, per migliorare i nostri prodotti».

Matteo Della Bordella in Karakorum

Reinhold Messner con una tenda Ferrino

Ci racconta invece la sua missione all’interno dell’Unione Industriali? Quali sono stati e quali sono i suoi obiettivi?

«Con la presidenza Marsiaj sono diventata vicepresidente dell’Unione Industriali Torino e abbiamo voluto dare un supporto agli imprenditori sul tema della sostenibilità, quello che si chiama ESG e riguarda ambiente, sociale e governance. Abbiamo aperto uno sportello per stimolare le imprese in tal senso e creare connessioni capaci di valorizzare e diffondere le esperienze virtuose».

Perché a un’azienda conviene dimostrarsi “sostenibilie”?

«Innanzitutto, rappresenta un traino per la competitività ed importante per il concetto di supply chain. Inoltre, non presidiare il tema può essere rischioso nei rapporti con il mondo finanziario e del credito che danno scoring alle aziende sostenibili».

Un altro tema importante affrontato è l’attenzione al lavoro femminile. Ce ne parla?

«Da sempre Unione Industriali dà importanza al tema del lavoro femminile e la conciliazione della vita delle donne con il lavoro, che ora presidiamo con un tavolo apposito di confronto. Ogni anno l’Unione pubblica il report sostenibilità e abbiamo recentemente ottenuto la certificazione di genere».

Quanto è difficile per una donna essere imprenditrice?

«L’imprenditore è un lavoro stimolante e dà emozioni come pochi altri ma è anche molto invasivo e totalizzante. Per questo motivo le donne hanno spesso timore ad affrontarlo, perché è impegnativo da coniugare con vita privata e la famiglia. Ci vuole una grande volontà».

Lei come ha fatto a conciliare lavoro e famiglia?

«Oggi che i miei figli sono adulti la questione è superata, ma in passato per conciliare il lavoro e la vita privata è stato fondamentale il supporto da parte di mio marito, mia mamma e mia suocera. Ho avuto la fortuna di amare il mio lavoro che mi ha dato una grande energia. Ma non nego di aver avuto grandi sensi di colpa per aver sottratto del tempo ai miei figli».

Lei com’è diventata imprenditrice?

«Ho ho avuto un grande supporto da parte di mia mamma che non lavorava».

Cosa si può fare oggi per agevolare le donne che lavorano?

«Bisogna fare un salto affinché le donne lavoratrici e imprenditrici possano riuscire al meglio nel proprio lavoro potendo però contare su servizi adeguati per la gestione dei figli. Penso ad esempio a strutture di supporto offerte dalla scuola. Purtroppo, in Italia manca ancora una politica adeguata di sostegno alla donna».

Consiglierebbe oggi a una giovane donna di diventare imprenditrice?

«Sì, ma consiglio de ponderare bene tutti i passi del percorso e di farsi consigliare per evitare inciampi e rallentamenti. Chi vuole intraprendere questo percorso però non deve avere paura del fallimento e deve saper accettare le sconfitte».

Ci parla del suo rapporto con Torino? Che cosa rappresenta per lei questa città?

«Torino l’ho sempre amata perché c'è un grande pensiero, ci sono persone di grande qualità e serietà. Per carattere non esternano molto ciò che pensano ma sono molto interessanti. A Torino inoltre ci sono condizioni naturalistiche e culturali molto attrattive anche per le nuove generazioni: abbiamo le colline, le montagne sono vicine, si può vivere nella natura facilmente, c’è un’istruzione di grande livello, con l’Università e il Politecnico. E poi c’è l’industria».

A proposito di industria: quale sfida secondo lei dovrebbero affrontare le nostre imprese?

«Credo che in generale una delle sfide più importanti sia quella dell'economia circolare che può generare opportunità. Vedo due anime della nostra industria, la parte ingegneristica consolidata e la sfida dell’elettrico che ci consentirà di andare verso il futuro. Io credo che Torino, se vuole restare un polo importate, debba investire sulle nuove frontiere». 

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