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Dietro le quinte dei vigneti Doc

Caporalato, ecco chi è il dentista dei Vip che affitta tuguri in nero ai migranti (e cosa dice)

Nuova puntata della nostra inchiesta dalle Langhe: il professionista è indagato, le accuse di vescovo e direttore della Caritas

Caporalato, non solo sfruttamento: il caso del dentista vip che affitta tuguri in nero ai migranti

«Affitto in nero agli stranieri? Non è vero» ripete più volte Achille D’Orsi, il dentista della Alba Bene finito nei guai per il dormitorio della stazione occupato prima dai pusher e poi dai braccianti delle vigne.

I carabinieri lo hanno sgomberato e D’Orsi è indagato per aver offerto alloggio a titolo oneroso a persone senza permesso di soggiorno e per non aver ottemperato all’ordinanza comunale che gli imponeva di liberare l’immobile: «E come facevo, mica potevo sparargli? Ero riuscito a mandare via io gli spacciatori, spendendo per denunce e avvocati, ma poi sono entrati subito altri stranieri. L’ho segnalato più volte al Comune, dove sapevano che mi ero affidato apposta a una cooperativa per mettere dentro dei braccianti regolari» si difende ancora il dentista, noto in città anche perché in passato ha collaborato con la Fondazione Ferrero. Non solo: ad Alba lo conoscono in tanti anche per il suo “rapporto” con i migranti. Nulla di direttamente collegato con il caporalato e lo sfruttamento, però: qui si discute l'affitto ai braccianti (e le accuse devono ancora essere provate, visto che D'Orsi è soltanto indagato).

A puntare il dito contro il professionista, però, non sono persone qualunque: «Del residence della stazione si sapeva da anni - riflette il vescovo di Alba, Marco Brunetti -. I migranti ospitati lì venivano poi a chiedere aiuto da noi alla Caritas ma non avevano nulla da esibire». «Tanto che avevamo smesso di dare soldi a quei ragazzi, nonostante lui chiamasse per dirci “io aiuto i poveri e voi pagate” - aggiunge don Mario Merotta, direttore della Caritas - Ci spiaceva pure, sapendo la situazione: io ero entrato lì dentro e c’erano bagni intasati, blatte enormi, topi grossi come gatti. Il problema è che D’Orsi non gestisce solo quella struttura. Ne ha anche altre, spesso fatiscenti». Un esempio? In via Roma 6, al fondo della via Maestra e accanto a piazza Ferrero, pieno centro della ricca Alba. È lo stesso Don Merotta ad accompagnarci e a indicare uno dei pochi palazzi albesi con la facciata da rifare. Ed è sempre lui a raccontare di essere entrato lì dentro e di averci trovato «pusher, prostitute, braccianti». Ieri era tutto chiuso ma, appesa vicino a una porta, compariva l’autorizzazione del Comune ad aprire l’affittacamere Ai Portici, gestito dall’omonima società di Achille D’Orsi. Il via libera risale al 2007 e al fondo c’è la postilla del 2010 che permette l’ampliamento a 10 posti letto: «L’ho chiuso dal 1° luglio 2023 perché il proprietario voleva vendere - replica il dentista, interrompendo un intervento nel suo studio di corso Langhe 23 - Ora faccio togliere quel documento».

Poi D’Orsi replica a tutto tondo alle accuse: «Non ho niente da nascondere, ad Alba sanno tutti che sono una persona perbene. I miei appartamenti venivano occupati e quella gente non mi pagava niente. In stazione ho risolto subaffittando a una cooperativa agricola a 500 euro per ognuno dei cinque bilocali. Ci andavano delle famiglie, figuriamoci se i braccianti mi davano così tanto al mese. Andavo poco più che in pari e non ho neanche fatto in tempo a ripulire dopo che sono riuscito a mandare via gli spacciatori: gli alloggi malmessi erano solo quelli, gli altri erano abbastanza puliti. Ma tanto ora lì è chiuso, come in via Roma».

Risulta che lei affitti altre strutture nelle Langhe: «Anche fosse, non siamo indagati per quelle». In realtà i carabinieri stanno approfondendo anche le altre situazioni. Lì ci sono i contratti? «Ma come fai a fare i contratti d’affitto se dicono che stanno un mese e poi vanno via? Essendo un residence, non c’è un contratto. Al massimo si fa quello a uso turistico, che vale anche per chi viene a lavorare. Tanto sono stranieri pure loro, “turisti lavorativi” diciamo».

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