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L'inchiesta
26 Settembre 2024 - 07:20
Marella Caracciolo e Gianni Agnelli
Prima dipendente Fiat, poi segretaria, assistente personale e capo del cosiddetto “family office” degli Agnelli. Che le pagavano anche parte dello stipendio in nero: è il “ritratto” di Paola Montaldo che emerge dalle 99 pagine del decreto di sequestro da 74.8 milioni a carico dei fratelli Elkann, del presidente della Juve, Gianluca Ferrero, e del notaio Urs Von Grueningen.
Montaldo non è indagata ma è comunque una delle protagoniste degli atti: d’altronde era lei la “padrona” di Casa Agnelli, conosceva ogni spostamento di Marella Caracciolo, ha gestito il passaggio di quadri e gioielli dalla nonna a John, Lapo e Ginevra. Stando alla carriera che lei stessa ha ricostruito in una e-mail del 2020, la segretaria è stata in Fiat fino a dicembre 2004. Poi è entrata nel cosiddetto “family office”, l’ufficio che gestiva gli affari di Casa Agnelli (prima a Villa Frescot e poi a Villa To). Ma per anni è figurata come dipendente di Ferrero, pur non svolgendo alcun compito per il commercialista e presidente della Juve. Infatti, prima di passare prima in Fca e poi in Stellantis Europe, avrebbe ricevuto una parte dello stipendio in nero da John Elkann. E lo confermerebbe anche uno scambio di messaggi tra lui e Ferrero.
Ma il ruolo di Montaldo nell’inchiesta va ben oltre i pagamenti “fuori busta”: nonostante sia stata «reticente» quando è stata sentita dagli inquirenti, la segretaria rischia di diventare il testimone chiave dell’eventuale processo agli Elkann. D’altronde sono scritti di suo pugno molti documenti che inguaiano John, Lapo e Ginevra sull’evasione fiscale e sulla truffa ai danni dello Stato per la residenza svizzera di Donna Marella. Come il manoscritto “una vita di spostamenti”: quattro fitte pagine, fronte e retro, in cui vengono specificati i giorni che la signora Caracciolo ha passato in Italia tra 2005 e 2019. E anche in quello schema è chiaro come la vedova dell’Avvocato stesse in Svizzera solo due mesi all’anno almeno dal 2014 in avanti (nel 2017 è stata quasi 200 giorni in Marocco).
Paola Montaldo ha anche gestito la suddivisione tra i fratelli Elkann di quadri e gioielli dal valore impressionante: si parla di un passaggio di 170 milioni di beni definiti falsi regali dalla Procura, che parla di «spartizione post mortem per non pagare le imposte di successione». I pm si basano anche sulla lunga e-mail della segretaria a Elkann: comincia con «caro ingegnere» e si conclude con la suddivisione del “bottino”.
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