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Il reportage
11 Novembre 2024 - 06:40
A un primo sguardo, sono solo gruppi di ragazzini che si godono il giusto divertimento. E alcuni lo sono davvero. Ma poi, osservando meglio, si nota che alcuni sono giovanissimi: hanno tra i 13 e i 15 anni, come quelli che la polizia municipale ha sorpreso a bere alcolici in via Matteo Pescatore. E per questo ha sequestrato i locali accusati di aver servito da bere a quei ragazzi poco più che bambini. Ma basta un altro sguardo per capire che lì, a pochi metri da piazza Vittorio Veneto, ci sono altri gruppi: sono quelli che i giovani e i gestori dei locali chiamano “maranza”, definizione che identifica le baby gang che imperversano nelle notti torinesi. Spesso di origine magrebina (ma non solo), i membri di questi gruppi sono quelli che lanciano petardi, compiono rapine e spacciano droga.
Gli ultimi episodi risalgono solo a qualche settimana fa, proprio nel periodo in cui la polizia municipale stava tenendo d’occhio i locali di via Matteo Pescatore.
«L'impressione è che il blitz di un mese fa della polizia municipale, con tre locali chiusi perché davano da bere ai minori di 16 anni in via Matteo Pescatore, abbia migliorato la situazione - commenta Simonetta Chierici, portavoce dell’associazione “Abitanti piazza Vittorio e zone circostanti” - Vedremo quanto durerà, intanto abbiamo toccato con mano che si può fare qualcosa. In questi vent’anni siamo finiti spesso sui giornali, abbiamo ottenuto qualche risultato ma siamo anche stati derisi da chi ci definiva solo dei “fastidiosi” che volevano bloccare il giusto divertimento dei giovani. E le varie amministrazioni che si sono susseguite, tutte dello stesso colore, ci dicevano che non potevano fare niente». Invece il blitz del 12 ottobre sembra aver cambiato la musica in via Pescatore, anche se i locali sotto accusa sono stati chiusi “solo” un paio di settimane: «Voglio sottolineare che a nessuno di noi fa piacere se viene sequestrato un bar. Ma è giusto che, se il gestore non rispetta le regole, ci siano delle conseguenze: non lo chiediamo solo noi residenti ma anche i titolari degli altri locali». Adesso, però, la Procura ha stabilito il dissequestro e tutto rischia di tornare come prima: «Al di là delle scelte della magistratura, noi residenti siamo piacevolmente straniti della situazione attuale: non si vede più quella clientela dell’ultimo biennio, fatta praticamente solo da bambini di 13 o 14 anni. E in mezzo a loro tanti 18enni magrebini, probabilmente spacciatori che controllano i più piccoli, li fanno bere e li mandano a fare le consegne di droga. Può sembrare un’esagerazione ma li ho visti direttamente, prendendomi anche delle minacce: per questo spero che i controlli continuiamo con regolarità e che, nel caso, ci siano conseguenze più gravi».
«Ho capito i punti deboli e ho chiuso uno degli accessi - fa un esempio Antonino Vecchio di Al Cavone, uno dei tre locali “incriminati” all’angolo fra via Pescatore e Lungo Po Cadorna - Poi ho diversificato i prezzi, con gli alcolici che costano 1 euro in più: così ora facciamo un triplo controllo fra buttafuori, cassiere e barista. Abbiamo dovuto investire di tasca nostra, senza contare multe e avvocato. Però adesso chiediamo una mano».
La decisione di far riaprire i locali, però, ha fatto storcere il naso a tanti. Tra cui l’assessore alla Polizia municipale, Marco Porcedda, che ha ammesso: «Vista la severità del problema della somministrazione dell’alcol ai minori e l’impegno profuso da parte dei nostri agenti, ci saremmo aspettati un approccio un po’ più severo».
Replica l’avvocato Antonio Vallone, che difende proprio Al Cavone: «Premesso che si tratta di un fenomeno sociale diffuso che, in quanto tale, andrebbe affrontato con dialogo e ragionevolezza, non credo che chiudendo i locali si possa risolvere il problema della malamovida. Quando ero ragazzino frequentavo i locali del centro e mi sembra che non ci fossero lamentale dei residenti: probabilmente non c’era il costume di bere per strada e si rimaneva chiusi nei locali. Ma una città che cambia, che si apre al turismo, deve accettare anche questo tipo di divertimento. Dopodiché, il problema della somministrazione indiscriminata di alcol risente anche della “svendita” che viene fatta nei minimarket anche in orario notturno».
Su questo tema ha parlato, in radio, anche il sindaco Stefano Lo Russo: «La polizia locale è impegnata a intensificare i controlli sui minimarket ma i locali non devono violare le norme: tutti devono fare la loro parte per risolvere insieme il problema. Rispettiamo la decisione del magistrato ma non molliamo la presa, anzi».
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