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Il fatto
17 Novembre 2024 - 10:57
Saccheggiata la cittadella della Falchera
Appena intitolata alla piccola Bea l'area verde di via degli ulivi 11 a Falchera, casa della Cittadella dello Sport della Nida, è stata oggetto - nella giornata di sabato - di un vergognoso furto (non il primo, va detto).
L’area, dedicata ai bambini affetti da malattie rare e alle loro famiglie, è stata saccheggiata da ignoti che hanno portato via gazebo, sedie e attrezzature sportive, riducendo all’osso ciò che la Nida Onlus era riuscita a mettere a disposizione con tanto impegno.
La struttura, da pochi giorni intitolata alla memoria di Bea e Stefania, rispettivamente una bambina affetta da una rara malattia genetica nota come "bambina di pietra" e sua madre, entrambe scomparse, non è stata risparmiata dalla brutalità dei ladri. Il presidente della Onlus, Walter Galliano, ha espresso tutta la sua amarezza: «Tutto quello che si poteva rubare, l’hanno rubato».
La Nida prova a ripartire
Lo fa dopo il doppio furto che ha messo in ginocchio la nuova Cittadella di Falchera, nata per aiutare i ragazzini del quartiere. «Ci hanno rubato tutto ciò che avevamo» ha raccontato il capitano della Nazionale, Walter Galliano. «Non ci hanno solo rubato l’attrezzatura - continua - ma mille sacrifici fatti per comprarla, ci hanno rubato la speranza, la fiducia e l’anima». Un grido d’allarme che a Torino non è certo passato inosservato. Da chi conosce quei ragazzi che hanno cancellato l’abbandono da quel campo distrutto e da chi, semplicemente, si è chiesto perché qualcuno volesse andare a rubare in un cantiere.
«In molti ci hanno contattato - aggiunge Galliano - ma io tengo a precisare che non vogliamo soldi da nessuno. Rubare alla Nida è come rubare a un bambino disabile e credo che non ci sia altro da aggiungere». In molti, però, si sono fatti avanti proponendo una colletta o donazioni per ricomprare gli attrezzi rubati. Una vera e propria gara di soldiarietà.
Restituire le chiavi?
Galliano non nasconde il peso delle difficoltà accumulate negli anni: «Ne abbiamo viste tante e subite di ogni colore, ma questo è davvero troppo. Ora mi chiedo se non sia il caso di restituire le chiavi di questo posto alla Città di Torino». Su Gofundme, intanto, è già attiva una raccolta fondi.
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