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Il processo
21 Dicembre 2024 - 06:40
A turno, si sono seduti tutti e cinque sulla stessa sedia della aula 4 del tribunale di Torino. E, per la prima volta, hanno parlato pubblicamente di quello che è successo la notte tra il 20 e il 21 gennaio 2023. Quando tre di loro hanno lanciato una bici a noleggio e hanno colpito Mauro Glorioso, studente di 25 anni che da allora è costretto su una sedia a rotelle: «Non avevo realizzato la cosa, altrimenti non mi sarei divertita: anch’io ho un cuore» ha ripetuto più volte, alzando la voce, la 18enne già condannata in via definitiva per concorso in tentato omicidio. Poi sono sfilati i tre ragazzi che materialmente hanno lanciato la bici, anche loro già condannati: «Ho sentito una delle ragazze che ci urlava “Non lanciatela” - ha ricordato uno dei tre, quello che nel frattempo ha compiuto 19 anni - Poi ha detto “Scappa, corri”».
Ne sono passati quasi 2 da quel gesto che ha stravolto la vita di Glorioso e portato in carcere i cinque protagonisti. Da allora, i tre minorenni sono stati condannati in via definitiva e si sono trovano in altrettanti carceri sparsi per l’Italia (hanno pene per 9 anni e 6 mesi, 9 anni e 4 mesi, 6 anni e 8 mesi). Anche il ragazzo maggiorenne, Victor Ulinici, è in carcere: è già stato condannato in primo grado a 10 anni e 8 mesi (con rito abbreviato) ma la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza, facendo riferimento «alle attenuanti generiche».
Infine Sara Cherici, maggiorenne all’epoca dei fatti e oggi 20enne, ha scelto il rito ordinario e si trova ai domiciliari. Ed è per questo processo che gli altri ragazzi sono stati chiamati a testimoniare ieri mattina in tribunale: in discussione c’è proprio il “concorso” da parte della ragazza, che si difende dicendo che era lontano dal punto del lancio e non si era accorta di quello che stava succedendo. Eppure le telecamere di videosorveglianza la inquadrano mentre attraversa Lungo Po Cadorna: «Sara era indietro - ha raccontato la ragazza, che aveva appena compiuto 17 anni all’epoca dei fatti - E io avevo mentito quando ho detto che mi ero affacciata e avevo visto che la bici aveva colpito qualcuno. La realtà è che l’ho inventato perché il giorno dopo che avevo letto su internet che era arrivata sulle vertebre C4 e C5 di Glorioso: avevo studiato a scuola cosa significa». Il più piccolo del gruppo, oggi 17enne, ha ribadito che «non volevamo colpire le persone, non pensavamo che la discoteca fosse aperta».
A differenza degli altri, Ulinici si è potuto avvalere della facoltà di non rispondere perché la sua condanna non è definitiva. Infine Cherici ha letto una dichiarazione spontanea, in cui ha parlato di «gesto oltraggioso che ha provocato tanto dolore e sofferenza, di cui non mi sento responsabile. Ma mi sento in colpa per non aver aiutato le istituzioni denunciando».
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