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I precedenti
03 Gennaio 2025 - 08:00
Prima, le esumazioni facili e gli sciacalli dei denti d’oro, poi il giallo delle salme scomparse e le ossa che, di tanto in tanto, riemergono dalla terra: così, ogni vent’anni, i cimiteri di Torino finiscono agli onori delle cronache.
Riavvolgendo il nastro, si torna al 19 marzo 2004: al nostro giornale arriva una segnalazione per delle ossa che spuntavano dal campo E del settimo ampliamento del Monumentale, lo stesso del mistero che si è ripetuto in questi giorni e raccontiamo nell'articolo qui sopra. Un cronista va a controllare e gli basta poco per trovare di tutto: probabilmente qualche lettore ricorda ancora le foto con femori e altre ossa in mano all’incredulo collega.
L’allora assessore ai cimiteri Beppe Lodi dice «mando subito i vigili urbani». Che, in pochi minuti, mettono sotto sequestro l’area e recuperano alcuni resti. Il 24 marzo parla il comandante vicario della polizia locale: «Da quanto abbiamo potuto appurare il raffioramento delle ossa è legato a negligenza o approssimazione nello svolgimento dei lavori» considera Roberto Mangiardi, che nel frattempo è diventato comandante. L’estate successiva il caso esplode anche perché non si trovano i resti di Giovanni Pavone, padre della celebre cantante Rita. Viene silurato l’assessore Lodi, così come la cooperativa sociale Ics che si occupava della gestione del verde e delle esumazioni. Si susseguono quattro anni di indagini, tre magistrati, centinaia di denunce, blitz dei Nas e dei vigili urbani, undici indagati a diverso titolo (compreso l’allora sindaco Sergio Chiamparino) ma alla fine lo scandalo si chiuderà senza colpevoli. Il Comune revoca l’appalto a Ics e paga milioni di euro una nuova azienda per la risistemazione dei camposanti, prima di affidare la gestione alll’Afc (la partecipata comunale ancora oggi in carica).
Anni dopo, nel 2018, 14 dipendenti di Afc (poi licenziati) vengono colpiti da misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Gianfranco Colace. Orrende le accuse per gli “sciacalli” del cimitero Parco: aver spogliato le salme degli anelli, dei gioielli, addirittura dei denti d’oro che venivano poi rivenduti a Compro oro compiacenti e di aver mentito sulle reali condizioni dei cadaveri per intascare il surplus riconosciuto dal contratto per il trattamento dei corpi incorrotti.
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