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IL CASO
16 Gennaio 2025 - 16:35
Una storia di regole assurde e umiliazioni - foto d'archivio
Un matrimonio che, agli occhi esterni, poteva sembrare normale, nascondeva in realtà un regime di controllo e umiliazione imposto da un marito-manager. Il 10 settembre scorso, questo uomo è stato condannato a tre anni di reclusione, pena poi commutata in detenzione domiciliare, per stalking, maltrattamenti, danneggiamento e accesso abusivo alla mail della ex moglie.
Anche il modo di spezzare il pane o la regola per cui del salame si doveva mangiare anche la buccia, e di chiudere sempre la porta del bagno. E ancora: il divieto di mangiare carne di cavallo al sangue e quello di mettere il liquore sul gelato. Imposizioni che tratteggiano, secondo il tribunale, «l'atteggiamento controllante, umiliante e aggressivo» dell'uomo.
L'uomo non si limitava a imporre regole assurde, ma esercitava un controllo totale sulla vita della moglie. Ogni trasgressione era seguita da umiliazioni, spesso sfocianti in percosse. La donna era costantemente criticata per il suo aspetto fisico, definita "grassa" e privata della possibilità di fare spuntini tra i pasti. Anche il modo di parlare era oggetto di continue correzioni, come emerso durante il processo: «Magari dicevo: mia sorella ha fatto questo, gli ho detto…; ah, “gli ho detto”, perché tua sorella è diventata maschio?».
Dopo anni di soprusi, la donna ha trovato il coraggio di denunciare il marito, un passo che ha segnato l'inizio della fine di un incubo. La denuncia ha portato all'intervento di un centro antiviolenza e all'apertura di un'inchiesta da parte della procura di Torino. Il rapporto di convivenza si era interrotto nel 2021, ma l'uomo aveva continuato a tormentare la donna con stalking, fino a quando un divieto di avvicinamento non ha posto fine a questa persecuzione.
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