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In tribunale
31 Marzo 2025 - 07:20
Per la Procura sono una associazione a delinquere. Che, dal 2009 a oggi, ha organizzato assalti ai cantieri della Tav e proteste violente a Torino. E, oltre a occupare l’immobile comunale di corso Regina Margherita 47, ha aggredito gli spacciatori per «esercitare il controllo nel quartiere Vanchiglia». Facendo lo stesso al Neruda di via Ciriè 7, dove marito e moglie sono stati picchiati e sequestrati per non aver pagato i 60 euro della stanza (occupata).
Per tutti questi motivi 28 membri del centro sociale Askatasuna sono imputati nel processo “Sovrano”, che dovrebbe concludersi oggi in tribunale a Torino. Per 16 di loro c’è l’accusa di associazione a delinquere, cui si aggiungono quelle di violenza privata, estorsione, rapina, sequestro di persona, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, incendio e danneggiamento.
In totale il pubblico ministero Manuela Pedrotta ha chiesto condanne per 88 anni di carcere mentre lo Stato vuole un risarcimento di 6 milioni e 800 mila euro per le spese sostenute in Valsusa. Alle 11 di oggi è attesa la sentenza che potrebbe far scattare nuove tensioni: le prime di una settimana di fuoco, visto che venerdì è previsto uno sciopero studentesco contro il riarmo e il ministro Giuseppe Valditara.
Per evitare disordini, il procuratore generale Lucia Musti ha imposto misure di sicurezza rafforzate per gli accessi all’ingresso del tribunale e dell’aula in cui si terrà il processo: sono vietati, per esempio, «caschi, parrucche, maschere, coriandoli e stelle filanti».
Intanto il centro sociale ha già chiamato a raccolta i suoi sostenitori per un presidio davanti al tribunale (a partire dalle 10). Sono circa un centinaio i militanti piazzati all’ingresso del Palazzo di Giustizia, con cori e striscioni appesi alle recinzioni. Fra le scritte “Siamo un’associazione a resistere”, “L’unica sentenza è continuare a lottare” e “Vi prendete la ragione, agiremo nel torto”. Via Borsellino è chiusa al traffico.
E gli imputati, fra cui figurano i vertici di Askatasuna, hanno ricevuto il sostegno dell’europarlamentare di Avs, Ilaria Salis (che era stata al centro sociale a ottobre): «Non è un ordinario processo a singole persone ma un attacco politico contro un’esperienza collettiva che da quasi trent’anni rende Torino, la Val di Susa e l’Italia luoghi migliori. Anche - e soprattutto - attraverso la lotta» scrive in un post Instagram intitolato “Dalla parte di Askatasuna”. «Grazie alle compagne e i compagni di Aska per non aver mai ceduto all’indifferenza. Sono con voi!».
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