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Animali
12 Maggio 2025 - 15:20
L’allarme non è più un’ipotesi remota: il parrocchetto monaco è diventato una vera e propria emergenza ambientale ed economica. A lanciare l’allarme lo scorso anno era stata Coldiretti Toscana, che denunciava l’escalation di danni provocati da questi uccelli esotici ormai stabilmente insediati nelle campagne tra Montelupo Fiorentino, Vinci e tutta l’area della piana fiorentina.
Secondo le stime del 2024, nel solo territorio fiorentino si contano oltre 1.500 esemplari in libertà, con una crescita esponenziale registrata nell’ultimo anno. Questi pappagalli, originari delle zone subtropicali di Africa e Asia, si sono adattati perfettamente al clima italiano e attaccano indistintamente mandorli, vigneti, colture cerealicole e ortaggi. La loro dieta onnivora, la velocità di riproduzione e l’assenza di predatori naturali fanno dei parrocchetti una minaccia silenziosa ma devastante.
A preoccupare, oltre alla perdita diretta delle produzioni, è anche l’effetto a catena sull’ecosistema. I parrocchetti competono con le specie autoctone per il cibo e i nidi, alterando gli equilibri naturali e contribuendo all’impoverimento della biodiversità. Inoltre, la loro presenza crescente nei contesti urbani rappresenta un ulteriore fattore di disturbo: rumorosi, invadenti e resistenti, colonizzano parchi pubblici e aree verdi senza controllo.
Nonostante il divieto europeo alla loro introduzione risalga al 2007, le popolazioni fuggite o rilasciate illegalmente hanno trovato terreno fertile in Italia, dove mancano piani di contenimento efficaci. Per ovviare questo problema servono monitoraggi mirati, strategie di contenimento etologico e il coinvolgimento delle autorità sanitarie e ambientali.
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