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Eutanasia legale

Eutanasia: il Piemonte tra le prime quattro regioni per numero di firme raccolte per la proposta di legge sull’assistenza al fine vita

Con una sottoscrizione ogni 684 abitanti, il Piemonte si colloca al quarto posto per numero di firme raccolte sull’eutanasia attiva

Eutanasia

Il Piemonte tra le prime quattro regioni per numero di firme raccolte per la proposta di legge sull’assistenza al fine vita

Con una sottoscrizione ogni 684 abitanti, il Piemonte si colloca al quarto posto a livello nazionale per numero di firme raccolte in proporzione alla popolazione a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia attiva. L’iniziativa, promossa dall’Associazione Luca Coscioni, ha totalizzato 74.039 firme, di cui 57.000 raccolte online in due settimane e 17.039 attraverso banchetti organizzati in diverse città italiane.

Le regioni più attive, in base al rapporto firme/abitanti, sono risultate il Friuli Venezia Giulia (1 firma ogni 500 abitanti), l’Emilia-Romagna (1/626), la Lombardia (1/636) e il Piemonte (1/684). Seguono Toscana, Liguria, Sardegna, Lazio, Veneto e Valle d’Aosta. Le firme sono state depositate in Senato il 16 luglio 2025 e la proposta sarà ora sottoposta all’iter parlamentare.

Il testo elaborato dall’Associazione Luca Coscioni mira a colmare le attuali lacune normative in materia di fine vita, andando oltre quanto previsto dalla sentenza n. 242 del 2019 della Corte Costituzionale, che ha reso possibile il suicidio medicalmente assistito in determinate circostanze. La proposta intende regolamentare l’accesso anche all’eutanasia attiva, cioè all’assistenza diretta da parte di personale sanitario nel porre fine alla vita, quando sussistano condizioni cliniche gravi e irreversibili, fonte di sofferenze considerate intollerabili dal paziente.

Il diritto verrebbe riconosciuto a persone capaci di intendere e volere, affette da patologie irreversibili o con prognosi infausta a breve termine. La procedura prevede una valutazione da parte del Servizio Sanitario Nazionale, da concludersi entro 30 giorni, e la partecipazione volontaria del personale medico. La proposta include inoltre l’obbligo per lo Stato di garantire l’accesso all’assistenza, evitando disparità legate a condizioni fisiche o logistiche.

Il testo depositato dall’Associazione si propone come alternativa a quello avanzato dal Governo in carica, che mira invece a restringere l’accesso all’aiuto al suicidio. Tra i punti critici evidenziati vi sono l’esclusione dei pazienti dipendenti da trattamenti salvavita o da assistenza familiare, l’assenza di un ruolo operativo del Servizio Sanitario Nazionale, tempi burocratici non definiti e l’attribuzione delle decisioni a un organo di nomina governativa, con possibilità di intervento giudiziario.

Attualmente in Italia il suicidio assistito è possibile solo in seguito a un lungo iter autorizzativo, con tempi che in diversi casi si sono protratti fino a due o tre anni. Inoltre, l’interpretazione restrittiva delle condizioni previste dalla sentenza della Corte Costituzionale ha portato a casi di esclusione per pazienti non in grado di autosomministrarsi i farmaci. La proposta di legge mira a superare tali limiti, riconoscendo l’eutanasia attiva come scelta libera e consapevole, da regolamentare nel rispetto della dignità della persona.

L’iniziativa popolare costituisce, dunque, un ulteriore tentativo di sollecitare il Parlamento a intervenire con una legge organica sul tema, ad oggi ancora privo di una disciplina legislativa chiara e condivisa.

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