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Cronaca internazionale

USA, Donald Trump fa licenziare Maurene Comey, ex procuratrice dei casi contro Epstein e Diddy

Non è la prima volta che il presidente fa licenziare un Comey: prima di Maurene c'era il padre James, ex direttore della FBI

USA, Donald Trump fa licenziare Maurene Comey, ex procuratrice dei casi contro Epstein e Diddy

In una mossa che ha suscitato immediata attenzione e sdegno, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) ha licenziato Maurene Comey, assistente del procuratore federale presso l’U.S. Attorney’s Officeper il distretto meridionale di New York. Maurene è nota per aver guidato importanti processi come quelli contro Jeffrey Epstein, Ghislaine Maxwell e, più recentemente, Sean “Diddy” Combs.

Chi è Maurene Comey

Figlia dell’ex direttore dell’FBI James Comey, Maurene Comey era considerata una figura di primo piano all’interno della procura di Manhattan. Negli ultimi anni aveva ricoperto ruoli centrali in processi di grande rilievo, tra cui i casi contro Jeffrey Epstein, Ghislaine Maxwell e, più di recente, quello contro l’imprenditore musicale Sean “Diddy” Combs.

L'improvviso licenziamento è avvenuto tramite un provvedimento interno che si richiama all’articolo II della Costituzione americana, il quale conferisce al presidente degli Stati Uniti (in questo caso, Donald Trump) la facoltà di rimuovere funzionari federali di nomina esecutiva senza necessità di motivazione. Una scelta formalmente legittima, ma che in questo caso appare tutt’altro che neutrale. Anzi, dietro questo fatto si cela una storia più complicata.

Comey vs Trump

Il nome Comey non è nuovo nei confronti politici tra istituzioni e presidenza. James Comey, padre di Maurene, è stato direttore dell’FBI fino al maggio 2017, quando fu licenziato da Trump stesso nel pieno dell’inchiesta federale sull’ingerenza russa nelle elezioni presidenziali del 2016. La sua rimozione fu all’epoca considerata da molti osservatori come un gesto motivato più da ragioni personali e politiche che da criteri di merito o operatività.

Il presidente (come ormai si sa bene) non ha mai nascosto la propria insofferenza nei confronti di James Comey, accusato apertamente di aver orchestrato quella che il capo della Casa Bianca definisce ancora oggi una “caccia alle streghe” a suo danno. In questo contesto, il recente licenziamento della figlia Maurene, sebbene non accompagnato da spiegazioni ufficiali, assume i contorni di un atto punitivo o ritorsivo all’interno di una lunga e mai chiusa resa dei conti.

La pressione del fronte conservatore

Il nome di Maurene Comey era finito da mesi nel mirino di ambienti vicini alla destra trumpiana. Alcuni esponenti del movimento MAGA (Make America Great Again), come l’attivista Laura Loomer, avevano pubblicamente sollecitato la sua rimozione, accusandola di ostacolare la desecretazione di documenti legati al caso Jeffrey Epstein. In particolare, veniva contestata la presunta “protezione” offerta ad alcune figure di rilievo coinvolte nell’inchiesta, nonostante le responsabilità penali già accertate nei confronti di Ghislaine Maxwell.

Secondo fonti interne al Dipartimento di Giustizia, lo stesso Trump avrebbe manifestato più volte, anche in forma privata, l’intenzione di “liberarsi dei Comey”. Il provvedimento di licenziamento, dunque, appare inserito in una più ampia strategia di ristrutturazione politica dell’apparato giudiziario federale.

Un contesto di epurazioni silenziose

Il caso Comey si inserisce in un trend più ampio. Dopo il ritorno alla Casa Bianca, l’amministrazione Trump ha avviato una progressiva rimozione di procuratori e funzionari federali legati a inchieste sensibili o ritenuti “non allineati”. Tra questi, anche alcuni membri delle task force che avevano lavorato su casi riguardanti l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.

Queste azioni, pur essendo formalmente legali, stanno suscitando preoccupazioni crescenti sul piano istituzionale, con analisti e giuristi che parlano apertamente di un “rischio di politicizzazione della giustizia”.

Una figura rispettata nel sistema giudiziario nonostante tutto

Nonostante le pressioni esterne, Maurene Comey godeva di ampia stima tra colleghi e avvocati difensori, anche da parte di chi si è trovato ad affrontarla in aula. La sua conduzione nei processi più delicati del decennio, tra cui quelli legati ai crimini sessuali di Epstein e Maxwell, è stata più volte citata come esempio di rigore professionale e imparzialità.

Il suo allontanamento improvviso rischia ora di privare il sistema giudiziario federale di una delle sue figure più competenti, e al tempo stesso rilancia il tema – mai del tutto archiviato – dell’indipendenza della magistratura in un’America sempre più polarizzata.

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