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Sanità
01 Agosto 2025 - 23:00
Immagine di repertorio
Secondo i dati aggiornati al 31 dicembre 2024, i medici dell’ASL di Vercelli hanno accumulato un totale di oltre 57.000 ore di ferie non godute. Si tratta di un indicatore rilevante della pressione esercitata sul personale sanitario in un contesto che continua a soffrire per la carenza di organico. Il dato è stato reso noto dal vicepresidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale del Piemonte, Daniele Valle, che ha avviato un monitoraggio sulle ferie residue all’interno delle aziende sanitarie della regione.
I medici strutturati dell’ASL Vercelli sono attualmente 255. Oltre alle 57.000 ore di ferie residue, risultano registrate 5.700 ore eccedenti, cioè al di sopra del limite massimo teoricamente accumulabile. In termini di equivalenza lavorativa, il consigliere Valle stima che per normalizzare la situazione servirebbero almeno 43 medici in più nella sola provincia di Vercelli. Per confronto, nella Città della Salute e della Scienza di Torino — dove il numero di medici è circa dieci volte superiore — i giorni di ferie non godute si avvicinano a 50.000, dimostrando che il rapporto tra carico di lavoro e disponibilità di personale è particolarmente critico nei contesti più piccoli.
Il direttore generale dell’ASL Vercelli, Marco Ricci, ha dichiarato che situazioni analoghe si registrano in tutta Italia. Pur specificando che le ferie non vengono negate al personale, ha sottolineato la difficoltà nel garantire la continuità dei servizi ospedalieri in assenza di un numero adeguato di medici e infermieri. L’invito del direttore è a un utilizzo “intelligente” delle ferie, compatibilmente con le esigenze operative.
Il problema delle ferie arretrate è solo un sintomo di una criticità strutturale. Secondo il consigliere Valle, il sistema sanitario pubblico piemontese si regge oggi su un utilizzo intensivo e prolungato del personale, senza interventi efficaci sul fronte delle assunzioni. L’accumulo di ore di lavoro non retribuite o non compensate da riposi adeguati rischia di incidere sulla qualità dell’assistenza e sull’equilibrio psico-fisico dei professionisti. Il rischio, secondo Valle, è l’aumento degli errori e l’abbandono progressivo del sistema sanitario pubblico da parte dei professionisti, in favore di alternative meno gravose sul piano organizzativo.
Il tema è oggetto di discussione sia a livello regionale sia nazionale. Le sigle sindacali del comparto sanitario, da tempo, sollecitano una revisione dei limiti di spesa sul personale e l’attivazione di percorsi semplificati per le assunzioni. Intanto, con l’avvicinarsi del periodo estivo, la difficoltà nel garantire i turni minimi di servizio rischia di accentuarsi ulteriormente. Il monitoraggio delle ferie arretrate, secondo Valle, è solo un primo passo verso una riorganizzazione più sostenibile del lavoro in sanità.
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