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Tina e Milo a rischio: gli ermellini delle Olimpiadi minacciati dal cambiamento climatico

Gli scienziati lanciano un appello al CONI: trasformare le mascotte in simbolo concreto di tutela della fauna alpina

Tina e Milo a rischio: gli ermellini delle Olimpiadi minacciati dal cambiamento climatico

A pochi mesi dalle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, gli ermellini — scelti come mascotte ufficiali con i nomi di Tina e Milo — sono diventati il simbolo non solo della manifestazione sportiva, ma anche della fragilità della fauna alpina. Dietro l’immagine gioiosa dei due piccoli mustelidi si nasconde una realtà preoccupante: la specie è sempre più minacciata dai cambiamenti climatici e dalla perdita di habitat montano.

Un gruppo di ricercatori italiani ha rivolto un appello al CONI e alle Regioni Lombardia e Veneto, chiedendo che una parte delle risorse destinate all’organizzazione dei Giochi venga investita nello studio e nella tutela di questi animali. Secondo gli studiosi, l’enorme visibilità mediatica legata alle Olimpiadi potrebbe trasformarsi in un’occasione concreta per sensibilizzare il pubblico e sostenere la ricerca scientifica.

Marco Granata, dottorando in ecologia all’Università di Torino e tra i promotori dell’iniziativa, ha spiegato che l’obiettivo è garantire continuità alle campagne di monitoraggio già avviate e migliorare i metodi di raccolta dati. Granata ha ricordato come le informazioni disponibili sull’ermellino siano ancora frammentarie, ma le osservazioni indicano un progressivo spostamento verso quote più elevate — spesso oltre i 1500 metri — in risposta all’aumento delle temperature.

Gli scienziati sottolineano che la diminuzione delle nevicate comporta un rischio ulteriore: durante l’inverno, l’ermellino cambia il colore del mantello per mimetizzarsi nella neve, ma la mancanza del manto bianco lo rende più facilmente individuabile dai predatori. Anche la costruzione di impianti sciistici e resort di montagna, insieme all’abbandono delle pratiche agricole e pastorali tradizionali, contribuisce alla riduzione degli habitat idonei.

Secondo i modelli predittivi elaborati dal gruppo di ricerca, entro il 2100 l’habitat dell’ermellino sulle Alpi italiane potrebbe ridursi del 40%. In altri Paesi europei, come Svizzera e Olanda, la specie è già tutelata per legge, mentre drastici calo di popolazione sono stati documentati in Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Finlandia. Per questo, la comunità scientifica italiana chiede che anche nel nostro Paese si riconosca la necessità di un intervento strutturato.

Granata ha aggiunto che un sostegno economico del CONI o degli sponsor olimpici sarebbe anche un modo per “compensare”, almeno in parte, l’impatto delle attività umane sull’ambiente alpino. L’idea è che la stessa manifestazione sportiva che ha scelto l’ermellino come simbolo possa diventare promotrice della sua salvaguardia, come avvenne nel 2014 in Brasile, quando la mascotte dei Mondiali di calcio — un armadillo locale — divenne oggetto di una campagna di protezione culminata nella creazione di un’area naturale dedicata.

Negli ultimi anni, gli studiosi hanno sperimentato un nuovo metodo di monitoraggio chiamato Mostela alpina: una scatola con un tubo e una fototrappola interna, che permette di registrare il passaggio degli animali anche in zone difficilmente accessibili. Questa tecnica ha fornito dati preziosi e potrebbe diventare la base per un programma di osservazione a lungo termine esteso a tutto l’arco alpino.

I ricercatori propongono inoltre di coinvolgere il Club Alpino Italiano (CAI) e gli appassionati di montagna in un progetto di citizen science: raccogliere segnalazioni e immagini dagli escursionisti potrebbe ampliare la conoscenza della specie e favorire strategie di conservazione più efficaci.

Mentre Tina e Milo si preparano a rappresentare lo spirito delle Olimpiadi, la comunità scientifica spera che la loro popolarità riesca a trasformarsi in un impegno concreto per la tutela dell’ambiente montano e dei suoi abitanti più fragili.

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