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L'Asta Internazionale di Alba

Alba, un tartufo da record: 110.00 euro. Aggiudicato a Hong Kong

Trovato dalla cagnetta Lady, ha sedotto gli intenditori (ricchissimi) del Sol Levante

hong kong rilancia sul tartufo bianco d’alba: record da 110mila euro per il “fratello” da oltre un chilo

Quanto può valere un profumo che nasce sotto terra e conquista le tavole del mondo? Se si parla di tartufo bianco d’Alba, la risposta viaggia su sei cifre, un battito di martello e un collegamento tra continenti. Il 9 novembre 2025, ancora una volta, Hong Kong ha fatto suo il trofeo più simbolico della stagione, aggiudicandosi all’asta un esemplare “fratello” da oltre un chilo per 110mila euro, battendo le offerte arrivate da Singapore, Bangkok, Vienna, Francoforte e dalla new entry Rio de Janeiro. È solo ostentazione di lusso o il segno di un dialogo gastronomico che unisce Langhe e Asia in un abbraccio sempre più stretto?

Un'asta che unisce i continenti
La scena madre si è consumata al ristorante tristellato Otto e Mezzo Bombana di Hong Kong, palcoscenico da cui si è svolta l’asta con sei sedi internazionali collegate e il pubblico di Grinzane a fare da contrappunto. In sala, accanto ai rilanci, anche i simboli di un territorio: presenza istituzionale con il presidente dell’Ente Turismo Mariano Rabino e la guida del Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Sergio Germano, a testimoniare quanto il tartufo bianco, insieme ai grandi vini piemontesi, sia la chiave di volta di un racconto che parte da Alba e parla globale.

I primi lotti: il ritmo sale
Il primo lotto ha scaldato subito gli animi: 249 grammi di tartufo bianco d’Alba, un magnum di Barolo Cavallotto, uno di Barbaresco Martinenga e un panettone Albertengo da 10 kg. A presentarlo, una coppia inattesa e azzeccata: Daniel McVicar, volto noto di Beautiful, e il mugnaio Fulvio Marino, a ricordare che la cucina d’autore nasce sempre da mani e materie prime. Quel mix di profumi e narrazione ha inaugurato un crescendo di rilanci. Dal secondo lotto, il copione si è fatto ancora più serrato: 331 grammi di trifola, un magnum di Alta Langa Ettore Germano, uno di Barolo dei Poderi Einaudi e, ancora, un panettone da 10 kg. Si è aggiudicato il tutto l’imprenditore di Cherasco Mariano Costamagna, con un’offerta da 7.300 euro. A condurre il momento, l’attrice Stefania Rocca, che ha mantenuto il ritmo scenico di una gara in cui ogni alzata di paletta racconta anche un pezzo di identità piemontese. Il terzo lotto ha fatto impennare i valori: 402 grammi di tartufo, due magnum – Barbaresco Ada Nada e Barolo Chiarlo – e il consueto panettone da 10 kg. Risultato? 16mila euro, offerti da due acquirenti cinesi presenti in sala e incoraggiati da Anna Foglietta, Vittoria Puccini e Andrea Bosca dell’associazione Every Child Is My Child. Un sipario in cui la mondanità non copre, ma amplifica, la centralità della materia prima.

Il gran finale da 1.009 grammi
Poi, il colpo di teatro: in palio 1.009 grammi di tartufo bianco, tre esemplari “fratelli” trovati dalla cagnetta Lady di un cercatore anonimo. Accanto, una cornice di bottiglie e lievitati che suona come una dichiarazione d’amore al Piemonte: 5 litri di Barbaresco Paitin, 12 di Barolo Damilano e un panettone Albertengo da 20 kg. In sala, Caterina Balivo ha scandito i rilanci con un ritmo da diretta, mentre Paolo Vizzari ed Enzo Iacchetti hanno segnato i passaggi più contesi. È qui che Hong Kong ha piazzato l’affondo: 110mila euro, un’offerta a sei cifre che ha surclassato quelle di Singapore, Bangkok, Vienna, Francoforte e Rio de Janeiro. Un record annunciato dal profumo? Forse. Di certo, la conferma di una leadership consolidata sulla piazza asiatica.



Perché Hong Kong?
La domanda è legittima: perché proprio Hong Kong sembra avere un filo diretto con la trifola albese? La risposta, in parte, è nella sua vocazione internazionale e nella capacità di fare da hub per le tendenze fine dining, raccogliendo collezionisti del gusto e tavole capaci di trattare il tartufo con il rispetto che merita. Il contesto del tristellato Otto e Mezzo Bombana racconta la maturità di un pubblico che conosce il valore – gastronomico e simbolico – della trifola, e che non esita a investirvi. Non è soltanto il desiderio di possesso: è la volontà di sedersi a un tavolo dove profumo, vino e rito diventano un unicum.

Il racconto del territorio, bottiglia dopo bottiglia
In ogni lotto c’è stato un contrappunto studiato: al tartufo si sono affiancati i vini che più raccontano Langhe e Roero. Barolo Cavallotto, Barbaresco Martinenga, Alta Langa di Ettore Germano, Barolo dei Poderi Einaudi, Barbaresco Ada Nada, Barolo Chiarlo, fino ai 5 litri di Barbaresco Paitin e ai 12 litri di Barolo Damilano del gran finale. È una grammatica precisa: il tartufo esige vini capaci di dialogare con la sua voluttà aromatica senza sovrastarla, e quei grandi rossi piemontesi, insieme al metodo classico dell’Alta Langa, ne sono l’eco più autorevole. E poi il panettone Albertengo, 10 o 20 chili di lievitazione e canditi: che cosa c’entra con la trifola? È l’altra metà del rito, il segno di una festa che travalica il piatto per farsi conviviale, quasi natalizia. Un modo per dire che, quando si brinda al tartufo, si brinda a una comunità intera, non solo a chi lo affetta al tavolo.

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