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WhatsApp, arriva la nuova funzione anti-truffa: ecco come ti protegge durante la condivisione dello schermo

Meta introduce un sistema che blocca le operazioni rischiose e aiuta gli utenti a evitare raggiri sempre più diffusi nelle chat

WhatsApp, arriva la nuova funzione anti-truffa sulla condivisione dello schermo

Foto d'archivio

Le truffe via WhatsApp continuano a crescere e i cybercriminali sfruttano sempre più spesso le videochiamate e le funzioni dell’app per spingere le vittime a condividere dati sensibili. Per questo Meta ha introdotto una nuova protezione: un avviso automatico che compare quando si tenta di condividere lo schermo con un contatto non verificato. L’obiettivo è impedire che, per distrazione o paura, l’utente mostri informazioni private a sconosciuti.

La funzione, disponibile da fine ottobre 2025, interviene nel momento più delicato: l’attivazione della condivisione. Se il numero con cui si sta parlando non è salvato in rubrica o presenta comportamenti sospetti, WhatsApp interrompe l’operazione e mostra un alert chiaro. L’avviso ricorda che chi riceve la schermata può vedere tutto, inclusi dati bancari, codici e informazioni personali, invitando a procedere solo se si tratta di qualcuno di cui ci si fida davvero. A quel punto si può scegliere se continuare o annullare.

Meta ha comunicato la novità attraverso la chat ufficiale dell’app, mostrando anche un esempio tipico di manipolazione: un presunto messaggio “urgente” su un pagamento da verificare e la richiesta di condividere lo schermo per risolvere il problema. È un espediente molto comune nelle frodi digitali, pensato per creare ansia e convincere l’utente ad agire d’istinto. Con il nuovo filtro, WhatsApp aggiunge qualche secondo prezioso per riflettere, spesso decisivi per evitare la trappola.

Questa funzione si inserisce in un piano più ampio di contrasto alle truffe, un fenomeno che coinvolge non solo WhatsApp ma tutte le app del gruppo Meta. Nei primi mesi del 2025, il team di sicurezza dell’azienda ha rilevato e chiuso quasi 8 milioni di account collegati a organizzazioni criminali attive in diversi Paesi asiatici e mediorientali, specializzate nell’adescare le vittime attraverso messaggi, chiamate o richieste di investimento.

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