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Economia
22 Luglio 2025 - 12:25
Ryanair apre l’anno fiscale 2026 con risultati ben oltre le aspettative. Nel primo trimestre (aprile-giugno 2025), il gruppo ha registrato un utile netto di 820 milioni di euro, in crescita del 128% rispetto ai 360 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. Il fatturato è salito del 20%, raggiungendo 4,34 miliardi di euro, contro i 3,63 miliardi del primo trimestre 2025. Anche il numero di passeggeri è aumentato, con un +4% che porta il totale a 57,9 milioni di viaggiatori nel trimestre.
Nonostante la forte performance, Ryanair continua a scontare i ritardi nelle consegne degli aeromobili Boeing, un fattore che in passato ha già limitato il ritmo di espansione della compagnia. Per la stagione estiva 2026 è prevista la consegna di 29 Boeing 737-8200, aerei a basso consumo che dovrebbero supportare il recupero del traffico rimasto indietro. Guardando oltre, Ryanair punta a ricevere i primi 15 Boeing 737 Max-10 nella primavera del 2027, per un totale di 300 nuovi velivoli entro marzo 2034, sempre che Boeing riesca a ottenere la certificazione del modello entro fine 2025, come attualmente stimato.
Dopo il calo medio del 7% delle tariffe registrato nell’esercizio precedente, Ryanair punta a recuperare quasi completamente questa perdita nel corso del 2026. L’obiettivo è tornare a una “ragionevole crescita” dell’utile netto sull’intero anno, anche se, per ora, la compagnia non fornisce una previsione numerica ufficiale per il risultato finale. Il traffico passeggeri annuale è atteso in crescita del 3%, per un totale di 206 milioni di passeggeri trasportati entro la fine dell’anno fiscale 2026. Una crescita più moderata rispetto agli anni passati, condizionata ancora una volta dai ritardi nella ricezione di nuovi aerei.
Nonostante l’ottimismo, Ryanair non nasconde le incognite che gravano sul resto dell’anno. Le sue performance restano infatti esposte a numerosi fattori esterni incerti, tra cui le potenziali guerre commerciali o nuovi dazi doganali; gli shock macroeconomici legati all’inflazione o al rallentamento economico; i conflitti internazionali, in particolare in Medio Oriente e in Ucraina; gli scioperi dei controllori di volo europei e rischi interni come la carenza di personale o la cattiva gestione operativa.
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