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la svolta
17 Novembre 2025 - 09:00
Immagine di repertorio
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha approvato l’eliminazione dei dazi su centinaia di prodotti alimentari, con l’obiettivo dichiarato di contenere l’aumento dei prezzi al consumo. L’ordine esecutivo, retroattivo al 13 novembre, riguarda beni non prodotti in quantità sufficienti sul territorio statunitense. Tra questi figurano carne bovina, banane, caffè, avocado, pomodori, mango, succhi di frutta, oltre ad alcuni fertilizzanti e frutta secca.
Secondo le comunicazioni della Casa Bianca, le tariffe non sarebbero più necessarie alla luce dei progressi delle trattative commerciali e della domanda interna non soddisfatta dalla produzione nazionale. La decisione arriva dopo mesi di revisione del sistema tariffario, più volte modificato dall’amministrazione americana dall’annuncio del 2 aprile.
Le critiche non si sono fatte attendere: alcuni osservatori statunitensi contestano la motivazione ufficiale, sottolineando che la rimozione dei dazi risponde soprattutto alle pressioni legate al costo degli alimentari, aumentato in modo significativo nell’ultimo anno. Sul fronte politico interno, il provvedimento ha riaperto il dibattito sulle frequenti correzioni di rotta dell’amministrazione in materia di commercio estero.
Per l’Italia, l’impatto delle nuove esenzioni è limitato. Coldiretti e Filiera Italia hanno rilevato che nella lista dei prodotti esclusi dai dazi non compare alcun alimento italiano esportato in modo rilevante negli Stati Uniti. Le agevolazioni riguardano infatti beni come banane, tè, caffè, cacao, arance, pinoli, frutta esotica e alcuni tagli di bovino che l’Italia non esporta negli USA. Per questo, le due associazioni ribadiscono la richiesta di interventi su prodotti considerati strategici: vino, olio extravergine, pecorino, riso e pasta, quest’ultima a rischio per l’ipotesi di un dazio fino al 107%.
Secondo il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, è necessario riaprire il confronto con Washington per evitare effetti duraturi sulla competitività delle imprese agroalimentari italiane. Il tema riguarda anche la prospettiva di nuove misure tariffarie che potrebbero ridurre ulteriormente le quote di mercato del made in Italy negli USA, uno dei principali sbocchi commerciali.
Nel dibattito è intervenuto anche il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo, esprimendo preoccupazioni sul tema distinto delle riserve auree europee conservate a Fort Knox, sostenendo la necessità di riportarle nei rispettivi Paesi.
Sul fronte giuridico resta aperta la valutazione della Corte Suprema, chiamata a stabilire la legittimità delle tariffe introdotte nei mesi scorsi. Una loro eventuale bocciatura potrebbe obbligare l’amministrazione statunitense a restituire somme ingenti, stimate dal presidente Trump fino a 3.000 miliardi di dollari, con possibili ripercussioni politiche ed economiche.
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