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L'appello
06 Marzo 2025 - 06:40
Una domanda sola, secca: «Come faccio per salvare mia figlia di 19 anni in mano a dei ragazzi di colore e tossicodipendente dal crack?». Poi l’appello: «Non so più a chi rivolgermi, sono disperata». Perché quella mamma saprebbe anche dove trovare la sua Marika ma è un indirizzo che fa paura e ricorda fatti di cronaca terribili: «Sono convinta che sia segregata in corso Vigevano 41». Cioè il “palazzo degli orrori”, che spacciatori e disperati occupano da anni nonostante appelli e sgomberi. E nonostante lì dentro sia stata violentata un’altra ragazza, come raccontavamo lo scorso agosto: «Ho chiesto aiuto tante volte per mia figlia, anche perché è affetta da patologie di bipolarismo e borderline - si sfoga ora la mamma - Ma, essendo maggiorenne, mi dicono che non si può fare nulla. Però io non sento più Marika da 12 giorni».
La storia di Marika
È stata proprio la mamma della ragazza a contattare TorinoCronaca, via Instagram, per chiedere aiuto. Perché sono anni che lotta per lei, come spiega ora la signora (di casa a Chieri): «Già 10 anni fa i medici le avevano riscontrato un “disturbo dell’apprendimento” e un “ritardo cognitivo aggravato da difficoltà di attenzione e di gestione dell’ansia, unito a comportamenti marcatamente provocatori”, come aveva scritto la Commissione medica dell’Asl per l’accertamento dell’handicap». All’epoca Marika aveva solo 9 anni, i veri problemi sono iniziati dopo: «Ha passato dai 12 ai 18 anni in una comunità psichiatrica perché poi sono emerse le patologia di bipolarismo e borderline» racconta ancora la madre. Che negli ultimi mesi, dopo le dimissioni della ragazza dalla comunità, ha fatto fatica a “tenerla a bada”: «Ha iniziato a fare uso di crack e a girare con altri tossicodipendenti nella zona di Barriera di Milano: basta vedere le foto del “prima” e del “dopo”. Io non la sento per giorni, poi lei si fa prestare un telefono e mi scrive per dirmi che sta bene. Adesso, dalle ultime informazioni che ho ricevuto, mi hanno detto che in corso Vigevano 41 e non la lasciano uscire».
«Per noi è il Bronx»
«Noi lo chiamiamo il Bronx» aveva raccontato tre anni fa, nel corso di un processo, un ufficiale giudiziario che si era occupato di una lunga serie di sfratti dentro quell’immobile a pochi passi da piazza Baldissera. Una zona, a cavallo fra i quartieri di Aurora e Barriera di Milano, al centro delle cronache per spaccio, aggressioni e addirittura omicidi.
D’altronde sono in tanti a dire che questa fetta di Torino è «fuori controllo». E la colpa è anche di quell’edificio di due piani in corso Vigevano 41, ribattezzato il “palazzo degli orrori” di Torino. Uno dei tanti di proprietà del Ras delle soffitte Giorgio Molino: quando TorinoCronaca ci è entrata, solo qualche mese fa, si presentava con porte e finestre murate o sparite. Nessuna luce, niente acqua, solo masserizie e i segni dell’incendio avvenuto la sera del 28 gennaio 2024. Dentro gli appartamenti, a quanto risulta, vivrebbero circa 50 persone in condizioni di estremo degrado. Tra loro ci sarebbero lavoratori regolari ma anche moltissimi spacciatori. Forse anche qualche cliente, come la 25enne violentata lo scorso agosto: «Vuoi il crack? Vieni su da me e te lo do» avrebbe detto Mamadou Coulibaly, 32enne del Mali, alla giovane torinese. Invece, una volta nel palazzo, l’avrebbe violentata. E per questo è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Radiomobile per violenza sessuale, sequestro di persona, spaccio e ricettazione. Adesso la paura della signora Governara è anche alla sua Marika possa succedere qualcosa di brutto.
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