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Il Borghese
15 Marzo 2025 - 05:50
Parola d’ordine: riconversione. Per salvare la filiera dell’automotive in crisi, il ministro Urso propone di riconvertire la produzione verso il settore aerospazio o della Difesa: «Il nostro obiettivo è mettere in sicurezza le imprese e tutelare i lavoratori. Per questo incentiviamo le aziende della filiera automotive a diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita, come la difesa, l'aerospazio, la blue economy e la cybersicurezza» ha detto ieri al Tavolo per l’automotive, al Mimit.
Dunque, le fabbriche di auto chiudono si mettono a fare carri armati (come peraltro pare voler fare Volkswagen in Germania?). No, perché anche con Stellantis «c’è stato il cambio di rotta. Certo, ora devono garantire investimenti». Quello che succede è che le competenze tecniche e «il capitale umano» dell’indotto automotive potranno servire per i nuovi settori «ad alta redditività». Che l’aerospace sia strategico, d’altra parte, lo dimostra la visita della premier Giorgia Meloni alla Argotec di San Mauro. Ma con questa proposta, al di là di Stellantis, Urso certifica il fallimento (o superamento) del suo piano passato, basato sul fantomatico secondo produttore (ma i cinesi non ne hanno voluto sapere) o sul governare la transizione green. E se la Fiom dice di «non volerne neppure sentir parlare», altri sindacati si mostrano più possibilisti.
Il confronto proseguirà al Tavolo con il coinvolgimento delle Regioni. Ma, come spiega l’assessore regionale Andrea Tronzano, «Governo e Regioni stanno già facendo la loro parte, ora è fondamentale che l'Unione Europea garantisca un sostegno concreto alla filiera e ai lavoratori. In questo scenario ho ritenuto importante sollecitare anche un confronto con le banche, che stanno dimostrando attenzione e disponibilità per aiutare tutte le imprese». Soprattutto quelle piccole, se davvero vogliamo che tutti quelli che già hanno investito per convertire gli impianti al “green”, ora li riconvertano ancora al “grigioverde”.
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