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Politica Internazionale

Russia e Ucraina ancora lontane da un accordo: i punti emersi dai colloqui di Istanbul

Pochi risultati concreti nel confronto tra le delegazioni

Russia e Ucraina ancora lontane da un accordo

Incontro tra le delegazioni di Russia e Ucraina ad Istambul

Il 2 giugno si è svolto a Istanbul un nuovo incontro tra le delegazioni di Russia e Ucraina, con l’obiettivo di individuare margini per una possibile de-escalation del conflitto, attivo dal febbraio 2022. L’iniziativa, sostenuta dalla Turchia, si inserisce nel più ampio tentativo del presidente Recep Tayyip Erdoğan di proporsi come mediatore. I colloqui sono durati poco più di un’ora e si sono conclusi senza progressi significativi. Erdoğan ha ribadito l’intenzione di ospitare un eventuale incontro diretto tra i presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, ipotizzando anche la presenza di Donald Trump in qualità di osservatore.

Le divergenze restano ampie. L’Ucraina ha ribadito la richiesta di un cessate il fuoco “incondizionato” di almeno un mese, finalizzato all’avvio di un negoziato strutturato. La Russia ha respinto questa proposta, offrendo invece una sospensione delle ostilità circoscritta nel tempo (due o tre giorni) e nello spazio (alcuni settori del fronte). Kiev ha considerato insufficiente questa ipotesi.

Mosca ha consegnato un memorandum articolato in due parti: una relativa alle condizioni per una pace duratura, l’altra sui passaggi necessari per un cessate il fuoco totale. Tra le richieste russe: il ritiro delle forze ucraine dalle regioni parzialmente occupate (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson), il riconoscimento della Crimea come territorio russo e la proclamazione della neutralità ucraina, escludendo l’ingresso nella NATO e la presenza di truppe straniere nel Paese. Inoltre, viene richiesta la revoca della legge marziale, l’indizione di elezioni entro 100 giorni, la fine degli aiuti militari occidentali e la creazione di un centro di controllo congiunto per monitorare l’eventuale tregua.

Il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov ha dichiarato che i documenti ricevuti saranno analizzati nelle prossime settimane. Ha anche ricordato che l’Ucraina aveva già trasmesso proprie proposte nei giorni precedenti. Tra gli obiettivi di Kiev rimane anche quello di favorire un incontro diretto tra Zelensky e Putin, da tenersi entro fine giugno.

Uno dei temi sollevati riguarda il rientro di minori ucraini. Mosca sostiene di aver ricevuto una lista di 339 nomi, negando tuttavia ogni accusa di deportazione illegale. La Corte penale internazionale ha emesso nel 2023 un mandato d’arresto nei confronti di Putin per presunta responsabilità in queste operazioni. Mosca afferma di aver già restituito 101 bambini a Kiev, accusando l’Ucraina di usare la questione in chiave propagandistica.

Sul fronte dei prigionieri, le parti hanno convenuto uno scambio umanitario, incentrato su militari feriti, malati e minori di 25 anni. Mosca ha annunciato anche l’imminente riconsegna dei corpi di 6mila soldati ucraini caduti.

Zelensky, subito dopo i colloqui, ha invitato Donald Trump e i Paesi occidentali ad adottare nuove sanzioni contro Mosca per aumentare la pressione diplomatica e militare. Un appello analogo era stato lanciato poche ore prima durante un vertice con i membri della NATO orientale a Vilnius.

Nonostante la disponibilità turca a ospitare ulteriori vertici, i margini per una trattativa concreta restano ridotti. Le condizioni avanzate da Mosca sono ritenute inaccettabili da Kiev, mentre il contesto bellico sul terreno continua a evolversi. La possibilità di una mediazione internazionale più ampia, con la partecipazione di attori esterni come Stati Uniti o Cina, rimane sullo sfondo ma ancora priva di sviluppi tangibili.

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