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Il Borghese

A Torino è la (mala) movida a disegnare le nuove classi sociali

Di giorno la grande festa di via Po rinnovata, di notte il caos e la paura a Vanchiglia

A Torino è la (mala) movida a disegnare le nuove classi social

C’è una zona di Torino dove «una donna sola non può venire». Lo dicono le ragazze che qui, in piazza Santa Giulia, vengono per il divertimento serale del weekend, ma sempre in gruppo, in compagnia. Perché altrimenti si trasformano in prede. Queste le voci che vengono dalla notte torinese, dal cuore della malamovida.

È una delle zone rosse decise dalla Prefettura, quelle da sorvegliare con maggiore attenzione. E il reportage dei nostri cronisti cattura un’auto dei carabinieri in servizio. Ma cattura anche gli spacciatori che attendono clienti nel buio alle spalle di Askatasuna. Cattura le pile di bicchieri vuoti, le voci e le urla, qui nel quartiere dove, alle volte, si silenzia un oratorio perché sfora l’orario...

Attorno alla chiesa di Santa Giulia c’era il borgo “d’el fum”, per via delle ciminiere, le architetture industriali, il gasometro. Archeologia di una Torino scomparsa. Un bene o un male? Non esiste una risposta. Soprattutto perché altrove la movida vive di una qualità diversa. Come se fosse il prezzo (e la qualità) del menù dei locali a disegnare le nuove classi sociali. E non siamo noi a fare classismo: è il mercato, l'offerta dell'industria della movida. Cocktail e cicchetti a basso costo non hanno “democratizzato” lo svago, ma incentivato lo sballo alcolico. Che rappresenta una emergenza sociale, non solo tra i giovanissimi, quanto la droga.

Questo a pochi minuti dalla rinnovata via Po che, di giorno, si concede una domenica di festa. Ma che con il calare della notte si svuota, stretta d’assedio dalle zone rosse dove qualcuno, da solo, non è libero di entrare.

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