Cerca

Natura

Gita nel bosco nel Torinese? Ecco 4 piante commestibili da raccogliere

Semplici da riconoscere, deliziose e versatili. Scopri questi regali della natura, e cosa farne

Gita nel bosco nel Torinese? Ecco 4 piante commestibili da raccogliere

Il bottino di una passeggiata nel bosco a Novalesa (TO)

Una passeggiata tra prati e sentieri del Torinese può diventare un piccolo mercato a cielo aperto. Con le giuste accortezze, la natura offre ingredienti genuini e, soprattutto, gratuiti. Ecco quattro piante facili da riconoscere, con indicazioni pratiche per raccoglierle e usarle in cucina.

Ortica
Pianta perenne che può arrivare fino a 120 cm, si riconosce subito per i peletti urticanti sulle foglie e sui fusti: al minimo contatto si spezzano e rilasciano un liquido irritante (da qui il nome latino “urere”, bruciare). È proprio questo a distinguerla dalla “falsa ortica”, che non punge. Il periodo migliore per la raccolta è maggio, prima della fioritura (tra fine maggio e giugno): conviene prelevare solo i germogli con due o quattro paia di foglioline, usando i guanti; dai getti laterali ne spunteranno di nuovi per tutto l’anno. In cucina rende al massimo da giovane: quasi sempre cotta (sbollentata o stufata) per frittate, torte salate o saltata con aglio come contorno; cruda si usa tritata o frullata per un pesto brillante. Essiccata diventa una tisana rimineralizzante e fortificante (ottima per capelli e unghie), mentre il succo fresco è indicato dopo sforzi intensi o in diete drenanti. Meglio evitare le foglie mature: a lungo andare possono irritare i reni per l’elevata presenza di carbonato di calcio.

More di bosco
Appartengono alla famiglia delle Rosacee e crescono spontanee un po’ ovunque: i frutti sono composti da piccole drupe che cambiano colore dal verde al rosso, fino al nero a piena maturazione. Tradizionalmente maturano in agosto, ma il caldo anticipa spesso la raccolta già a luglio. I rovi selvatici sono spinosi (attenzione: le spine compaiono anche sul retro delle foglie). Ricchissime di vitamine, sali minerali, flavonoidi e antocianine, sono rinfrescanti, con poco zucchero e buone fibre. In cucina fanno faville: marmellate e conserve per colazioni memorabili, frullati freschissimi, sciroppature a freddo, decorazioni per dolci; ottime anche al naturale, magari dentro una ricca insalata.

Mentuccia
Inconfondibile per l’aroma intenso, simile alla menta ma più “selvatico”, è diffusissima fino a 1500 metri: ama prati aridi e sassosi, sentieri, incolti, ruderi e pascoli asciutti. È una pianta perenne con radici sottili che si allungano orizzontalmente e fanno nascere nuovi getti. I fusti, di forma quadrata, possono crescere fino a 60-70 cm: alla base sono legnosi, mentre nella parte alta diventano verdi e dritti. Le foglie sono opposte, pelose, ovali e acute, a margine intero o appena dentellato: tutta la pianta profuma in modo deciso e resiste benissimo alla siccità, dove la “cugina” menta fatica. In cucina è un jolly profumatissimo: sommità fiorite e foglie, dalla primavera all’autunno, per aromatizzare funghi (classico toscano), zuppe, verdure e soprattutto carciofi alla romana; eccellente anche con i pomodori. Perfetta anche in tisana, rinfrescante e digestiva, per chiudere il pasto con leggerezza.

Tarassaco
Conosciuto anche come dente di leone, soffione o cicoria dei prati (Taraxacum officinale), è comunissimo e facile da riconoscere: foglie verde scuro (talvolta con venature rossastre), lanceolate e con lobi marcati “a dente”, fiore giallo intenso in infiorescenza sferica che, a maturità, diventa il classico soffione; la radice è a fittone, capace di smuovere i terreni compatti. Fiorisce dalla primissima primavera fino al tardo autunno; le foglie si raccolgono dalla fine dell’inverno e per tutta la bella stagione (le giovani sono più tenere). In cucina si usa tutto: foglie crude in insalata (anche con altre erbe di campo; una spruzzata di limone aiuta l’assorbimento del ferro) o cotte per contorni, ripieni e torte salate; radice cruda in julienne o cotta, dal gusto decisamente amarognolo da dosare con criterio; fiori in boccio sotto sale “alla maniera dei capperi”, oppure sbocciati per colorare insalate, risotti e ripieni. Con i fiori si prepara anche una confettura particolare e profumata. Come rimedio naturale, è amico del fegato: tisane e tintura madre sono tradizionalmente usate nei cambi di stagione per favorire la depurazione.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.