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Agricoltura
09 Ottobre 2025 - 11:20
Il profumo delle nocciole quest’anno sa di crisi. La stagione 2025 si sta trasformando in un incubo per il comparto corilicolo italiano, e in particolare per l’Astigiano, dove le rese crollano fino all’80%. A denunciarlo è Confagricoltura, che ha chiesto al ministro Francesco Lollobrigida interventi urgenti per evitare il collasso di un settore simbolo del made in Italy.
L’Italia resta il secondo produttore mondiale di nocciole dopo la Turchia, ma il quadro attuale non lascia spazio all’ottimismo. Dalle colline piemontesi ai territori campani, la produzione è in picchiata: fino al 70% in meno, con l’Astigiano tra le aree più colpite. “Qui è una catastrofe, con perdite anche dell’80% — racconta Gabriele Baldi, presidente di Asti Agricoltura —. Gli agricoltori non sanno più come andare avanti”.
Le cause? Un anno di anomalie climatiche: alternanza di piogge violente e lunghi periodi di siccità, inverni troppo miti e un’umidità persistente che ha favorito l’esplosione di malattie e parassiti. “Non è solo colpa della cimice asiatica — spiega Enrico Masenga, tecnico di Asti Agricoltura — ma di una pressione fitosanitaria eccezionale. Le piante sono crollate, incapaci di reggere un tale stress”.
Prezzi ai minimi e qualità compromessa
Alla crisi dei raccolti si aggiunge quella economica. “Il potenziale produttivo è da anni in difficoltà, e la marginalità è ridotta al minimo”, sottolinea Confagricoltura. Intanto, anche i prezzi arretrano: “Lunedì — precisa Masenga — la Nocciola Piemonte IGP è stata valutata 14,70 euro al punto resa e la Tonda Gentile Trilobata 14,00 euro. Ma con rese effettive al 30%, il valore reale scende a circa 400 euro al quintale.”
“È tutto basso: quantità, qualità e prezzo”, commenta amaramente Mariagrazia Baravalle, direttrice di Asti Agricoltura.
Nella lettera inviata a Roma, Confagricoltura chiede aiuti immediati per le imprese più colpite e una politica di lungo periodo che rilanci la corilicoltura italiana. Non solo per sostenere i produttori, ma per difendere un patrimonio economico e paesaggistico che rischia di sparire.
L’associazione segnala anche un nuovo fronte di rischio: l’accordo USA-UE sui dazi, che potrebbe aprire il mercato europeo a frutta secca americana a prezzi stracciati.
“Il tempo stringe — conclude Confagricoltura —: senza un intervento deciso, il cuore produttivo della nocciola italiana rischia di non battere più.”
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