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IL COLLEZIONISTA FOLLE

Ritrovata una statua di Edgar Degas nel magazzino di una fonderia

La danza silenziosa dell’arte e della passione: tra cera, misteri e memorie immortali

Ritrovata una statua di Edgar Degas nel magazzino di una fonderia

Edgar Degas (al centro) e due immagini della statua ritrovata in una fonderia

PROLOGO
Non tutti si innamorano a prima vista, e ancor meno di una statua calva, in cera, su telaio in ferro. Ma il Collezionista Folle, lui sì. Perché là dove il mondo dell’arte vede un’anomalia, lui riconosce una musa dimenticata, un’identità da restituire, un tè al gelsomino da condividere con una baronessa armata di parrucche e intuizioni. Tra critici scettici e professori più propensi ai biscotti che alle perizie, il nostro eroe attraversa salotti torinesi, archivi polverosi e memorie di nobili svizzeri, inseguendo una verità che profuma di cera e testardaggine. E quando tutto sembra perdersi, lui rilancia con calchi in gesso e dediche postume. Perché, si sa, l’arte non ama le certezze: preferisce gli sguardi obliqui, i colpi di fulmine, le storie improbabili. Proprio come questa.

ERA TROPPO CARINA
Innamorarsi di una statua non è da tutti, soprattutto se sia di fredda cera, su telaio interno in ferro e stoppa. Fu ritrovata da un russo amico di Edgar Degas, in un magazzino della fonderia Valsuani divenuta di sua proprietà. Le forme della statua sono di una plasticità ineguagliabile, in una posizione eretta ma leggermente arcuata, quasi a sfidare la legge di gravità, le gambe graziose e lisce fanno intendere che non siano di una ballerina professionista benché poggino su due scarpe da ballerina in una classica posizione di ballo. Chi allora potrebbe essere se non la più piccola e nervosa Agostina Segatori che era disegnata da Edgar Degas sul palco del Café de Paris, all’ombra di un grande elefante di carton gesso?
Qui ci vorrebbe l’intelligenza artificiale che mancò a un incerto Signor Loudmer, un distinto critico d’arte che in evidente conflitto di interessi, praticava anche il commercio delle opere di Degas : “Non la riconosco come opera di Degas poiché non ha la muscolatura da ballerina” mi scrisse negandomi la perizia di autenticità dopo aver fatturato ed incassato le sue spettanze. Non mi diedi per vinto e mostrai le statua alla professoressa Guglielmina Avolio von Hotter preside dell’Istituto di cultura Italo Svizzero e docente di storia dell’arte che, per un curioso caso del destino abitava a Torino, con suo marito il barone Alfred von Hotter, al n. 61 di corso Re Umberto, un bel palazzo di 120 alloggi signorili, costruito da mio nonno e dai suoi fratelli che nel primo ‘900 erano proprietari delle fornaci di Beinsasco. Il barone von Hotter era il figlio del Direttore Generale della Unione delle Banche Svizzere, e tutti i pomeriggi scendeva con sua moglie per fare due passi e si fermavano a prendere il tè nel mio studio al quale si accedeva dal comune androne.
Avevo esposto la statuetta su un tavolino di fronte a un delizioso mobile cinese di fine 800, per cui l’atmosfera era adatta e coinvolgente. “Peccato che sia calva e disadorna” esclamò la baronessa e volle provvedere a confezionarle una parrucca presa da una vecchia bambola della sua collezione, adornandola con una collanina ricavata da un braccialetto del gioielliere Fasano. Tra un biscotto intinto in una tazza cinese di tè al gelsomino ed una fetta di torta, il discorso inevitabilmente cadeva sulla identità della statua ammirata prima di fronte, poi di profilo, infine sfogliando le decine di libri sulle sculture, disegni e fotografie di Edgar Degas, sul suo diario e lettere, finché giungemmo alla convinzione che si trattasse della contessa Pierie de Floury la moglie di Paul Albert Bartolomé, l’esecutore testamentario di Edgar Degas! La prova la ottenemmo dal monumento funerario che suo marito Paul Albert, allievo scultore di Degas, aveva scolpito per la tomba di sua moglie. Lo stesso volto! E nelle sue memorie si legge come lui stesso con Degas, avessero realizzato assieme una statua a ricordo della amata Pierie, bagnando con le loro lacrime le sue belle forme, lisciandone la cera! Cosa avrei potuto fare per onorare la sua disconosciuta identità dal mercante? Decidemmo di far fare un calco in gesso per poterne riprodurre delle copie identiche in bronzo. Affidammo l’incarico al Prof. Mosca docente di scultura alla Accademia delle Belle Arti di Torino. In seguito morirono tutti gli attori di questa bella storia dei quali sono l’unico sopravvissuto. La statua ed il calco li donai al mio amico ed avvocato Salvatore Borrata affidandogli l’incarico di mostrarla al Museo di Edgar Degas a Capodimonte, nella casa avita dei Conti De Gas, con la speranza che sia egli, Salvatore, di nome e di fatto!

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