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La sentenza

Sanremo? Questo potrebbe essere l'ultimo anno in Rai: ecco cosa ha deciso il TAR per il 2026

Chi prenderà in mano l’organizzazione del Festival dopo il 2025?

Alessandro Cattelan e Carlo Conti (Fonte Instagram)

Alessandro Cattelan e Carlo Conti (Fonte Instagram)

Il Festival di Sanremo, uno degli eventi televisivi più seguiti e amati in Italia, potrebbe trovarsi di fronte a un cambiamento radicale. Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Liguria ha dichiarato illegittimo l’affidamento "diretto" alla Rai da parte del Comune di Sanremo per l’organizzazione del Festival. Questa decisione non solo mette in discussione un accordo che dura da decenni, ma apre anche la strada a una competizione che potrebbe alterare il futuro della kermesse.

La decisione arriva a seguito di un ricorso presentato da Sergio Cerruti, presidente dell’Associazione Fonografici Italiani (AFI), che ha contestato l’esclusività dell’accordo tra il Comune di Sanremo e la Rai. Cerruti, che da tempo critica il sistema di gestione del Festival, ha chiesto che venga aperta una gara pubblica per la sua organizzazione, affinché non vi sia più un affidamento diretto alla Rai.

Il TAR ha accolto il ricorso, ma ha deciso di non bloccare l’edizione 2025, che si svolgerà regolarmente. La motivazione? “Sarebbe sproporzionato e irragionevole impedire lo svolgimento dell’edizione già programmata”. In pratica, l’edizione 2025 non sarà influenzata dalla sentenza, ma per il futuro a partire dal 2026, il Festival dovrà seguire altre regole.

A partire dal 2026, infatti, il Comune di Sanremo sarà obbligato a procedere con una gara pubblica per l’affidamento dell’organizzazione del Festival. La decisione del TAR apre quindi a un cambiamento significativo, poiché per la prima volta altre emittenti e operatori del settore potrebbero concorrere per gestire l’evento. Una novità che potrebbe rivoluzionare l’intero meccanismo organizzativo del Festival, ora saldamente legato alla Rai.

La sentenza del TAR, sebbene ponga fine a un certo tipo di monopolio, non significa necessariamente un addio alla Rai. L’emittente pubblica, infatti, potrebbe partecipare alla gara pubblica e continuare a gestire il Festival. Ma la possibilità che altre realtà, forse anche più moderne e dinamiche, si facciano avanti cambia il panorama. Questo potrebbe portare a un rinnovo radicale del formato, a nuove idee per la direzione artistica e persino a un allargamento del pubblico, sia televisivo che digitale.

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