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IL COLLEZIONISTA FOLLE
06 Aprile 2025 - 09:06
A sinistra il volto di Chaim Soutine, amico di Modigliani. A destra, una statua dell'artista nato a Livorno
PROLOGO
Esistono passioni che migliorano con l’età, come il vino o certi formaggi ben stagionati. Ma poi c’è quella del nostro Collezionista Folle per la fantomatica vigilessa Isabella, passione stagionata sì, ma più simile a un pecorino dimenticato in cantina. Egli, arzillo pappagallo attempato e straordinario scopritore di opere d’arte perdute, oggi invece di regalarci un racconto appassionante delle sue grandi scoperte, preferisce intrattenere i lettori con trame romantiche più fantasiose di una statua autentica di Modigliani certificata dal compianto prof. Giulio Carlo Argan. Ed è proprio qui il punto dolente: una passione romantica immaginaria, che affianca il suo disperato tentativo di rendere autentica una scultura del grande artista livornese usando, udite udite, il filo interdentale. Sì, proprio quello che si usa per l’igiene orale. Perché, si sa, niente è più affidabile per validare capolavori perduti di ciò che raccomandano 9 dentisti su 10. Ma lasciamo pure che creda al fascino irresistibile della sua commedia romantica e della sua cariatide dentata, convinto che Isabella, più farlocca delle statue trovate nel fosso di Livorno, possa davvero cedere ai suoi implacabili corteggiamenti da gentiluomo ormai fuori tempo massimo.
IL DITIRAMBO BINGO
“Bingo bongo Re del Congo non c’entra per niente in ciò che vorrei dirti” dissi alla bella Vigilessa di nome Isabella, la ricordate? Era proveniente da Mantova… ben lo sa chi avesse letto “Cronaca qui” la domenica scorsa.
Io la guardai con una espressione ambigua, come quella di King Kong mentre teneva in mano la piccola donna bionda.
“Dimmi Umberto” mi disse dandomi del tu poiché fuori servizio “ho già capito che vorresti spiegarmi cosa sia mai un ditirambo… è forse un gelato a due gusti che si mangia con le dita?”. … “Dai, chiamami Umby e te lo spiego” tentai di farmela più amica: “Non è un gelato ma è un gioco un po’ folle che il maggior studioso ed esperto di Leonardo da Vinci, il prof. Martin Kemp docente alla Università di Oxford, ha nascosto con lucidità tra le righe del suo libro “50 anni con Leonardo, lucidità e follie attorno alla vita di un genio” (Rizzoli editore per l’Italia).
Isabella scoppiò in una fragorosa risata: “Saresti tu il lucido folle?”…. “No, è il prof Kemp!”. Isabella smise di ridere e si tolse un suo capello rimasto su una spalla. “Per riconoscere e ricostruire un messaggio nascosto nel testo di un libro, occorre conoscere la chiave numerica, come per aprire una valigia, e distinguere quale sia la parola chiave lo sapevi?”… “Certo Umby mi sembri un po’ smemorato. Me lo hai spiegato l’altra domenica”, mi rimproverò, “vorrei che oggi tu mi spiegassi questa storia del Bingo”. Raccolsi le idee e la presi sotto braccio: “Vedi Isa, bingo significa due, come se due opere d’arte fossero complici come lo fossimo noi due ora”.
“In che senso? Spiegati meglio…”.
“Pensa un po’: Amedeo Modigliani detto il bel tenebroso, aveva un amico pittore, Chaim Soutine, che lui chiamava “il mio cuoco cinese” che di tanto in tanto riusciva a vendere un’opera d’arte per fare festa nel suo studio di Montmartre. Un bel dì, dopo una bella bevuta di vino, Soutine prese ad auto dipingersi su una tela guardandosi di riflesso sulla superficie del fiasco di vino di Barbera doc. avendo cura di disegnare con l’inchiostro simpatico il n.2 nel suo occhio destro”…. “Ma che Lucida follia!” esclamò Isabella” ma a che scopo questo strano gioco?”… “Ma è chiaro, per giocare in coppia con Amedeo Modigliani che a sua volta aveva scolpito una statua per Soutine, anche questa riflessa su un altro fiasco; la statua avrebbe una correlazione con il quadro di Soutine: il numero 2 nell’occhio della statua!”.
“Mi pare un’idea del tutto folle, potresti mostrarmela?”, mi chiese Isabella.
“Certamente, l’ho fatta esporre in vetrina in una gioielleria del centro città, con una collana d’oro al collo… non ne volevano sapere, pensavano che fosse troppo brutta e che non sarebbe piaciuta nemmeno ai dentisti”… In quel momento Isabella mise un piede in una buca nel ciottolato della piazza e barcollò aggrappandosi a me. Il suo profumo mi diede alla testa.
“Scusami Umby, ma cosa c’entrano i dentisti?”…. “Ah, questo è l’aspetto più curioso: la statua ha effettivamente una bocca caricaturale, molto larga come nel ritratto di Soutine che non mostra i denti. Ma allora, mi chiesi, perché scolpirla con una dentatura orribile?”… “Una brutta presa in giro, Soutine gli avrebbe detto una verità fuori dai denti”. Pensai che l’intuito femminile a volte ci azzecca. Le passai un braccio dietro alla schiena accarezzandole la divisa. Sentii con la mano un suo fremito, forse Isabella pensò a me o alla statua?
“Fuochino, Fuochino…” Le sussurrai all’orecchio mentre lei riprendeva l’equilibrio: “Dovrei fare rapporto al Comune, avrei potuto cadere a terra e spaccarmi un dente!” protestò l’animo della Vigilessa. “Ecco la vetrina della gioielleria! Ora chiudi gli occhi, ti dirò quando aprirli”.
Ci fermammo davanti alla vetrina anti sfondamento. La statua era esposta nel centro, nella posizione più visibile tra collane di smeraldi ai suoi piedi. Ne rimasi incantato e senza parole per alcuni istanti”... “Ei! Umby, posso aprire gli occhi o mi fai uno scherzo?…” mi chiese sorridendo.
“Sì, sì….se sei pronta apri pure gli occhi!”. Lei guardò e rimase senza parole. Era colpita dalla grossa collana d’oro a cuori intrecciati posta al collo della cariatide, che troneggiava sui due seni prominenti come due palloni gonfi più delle gote. “Ma che bella!” Esclamò. Io fui sorpreso ritenendola alquanto brutta: “Mah, infatti è bello ciò che piace…”.
E lei: “Mi riferivo alla collana! Ma come hai fatto a convincerli ad esporre la statua tra tante pietre preziose?”. Aveva toccato il dente dolente”… dopo un attimo di esitazione, premendole la mia mano sotto il cinturone dove portava la pistola d’ordinanza, decisi di vuotare il sacco: “Mi sono impegnato a comprare il collare d’oro per donarlo alla prima bella Signora che mi avesse dimostrato ammirazione per la statua!”. … “Umby ora tocca a te chiudere gli occhi!”. Non me lo feci ripetere e rimasi in attesa di un bacio che non arrivò. Isabella fu chiamata dalla Centrale dei Vigili.
Ripresi un certo contegno e proseguii: “Lo scherzo di Modigliani è davanti ai nostri occhi, anzi ai suoi denti”. … “Non sarò intelligente, ma non capisco…”…. “Già, qui ci vuole la intelligenza artificiale. Provai a far esaminare la bocca della statua al programma di A.I. che lesse il filo interdentale col quale diviene leggibile la scritta “AMEDEO A S.”, cioè Amedeo Modigliani a Soutine”. Inaspettato mi stampò un bacio sulla gota sussurrandomi: “Mi piace tantissimo anche la statua! Cosa facciamo, entriamo nella gioielleria?”.
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