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Royal Family
17 Aprile 2025 - 21:00
C’è chi porta mazzi di fiori. Chi si presenta con prodotti tipici. Chi tenta il colpo di scena con un dipinto, una scultura, una chicca d’artigianato locale. E poi ci sono loro, i reali britannici, che di regali ne ricevono a ogni passo, a ogni viaggio, a ogni stretta di mano. Re Carlo III e la regina Camilla, durante la recente visita in Italia, ne hanno collezionati una miriade. Ma cosa succede davvero a tutti questi doni?
Durante le visite ufficiali – come quella appena conclusa tra Roma e Ravenna – i membri della royal family vengono letteralmente sommersi da regali. Li ricevono da capi di Stato, aziende, alberghi, ristoranti, cittadini comuni. Ricordate Meghan e Harry? Prima della nascita di Archie furono sommersi da 100 orsacchiotti. Cento.
Ma dietro il gesto gentile, c’è un protocollo rigido che guida la sorte di ogni oggetto donato. Una serie di “linee guida” introdotte nel 1995 e aggiornate nel 2006. Non sono regole scolpite nella pietra, non ci sono sanzioni, ma rappresentano un codice di condotta che la corona dovrebbe seguire per evitare scivoloni. E per non dare l’idea – diciamolo – che qualcuno stia facendo la cresta.
C’è una distinzione chiave: i regali ufficiali – quelli ricevuti nell’esercizio delle funzioni pubbliche, da persone o aziende non conosciute – non diventano mai proprietà privata. Possono essere messi in mostra, certo, ma non venduti. Più spesso finiscono in magazzino, etichettati, archiviati e riesaminati ogni anno. Alcuni vengono donati, in silenzio, a enti benefici. Quelli da altri capi di Stato, invece, entrano nella “collezione reale”: è lì che finirà anche il barattolo di Nutella che Giorgia Meloni ha donato a Carlo III durante la visita in Italia. Non è chiaro se sarà esposto, conservato… o spalmato a colazione.
Diverso il discorso per i regali personali: se provengono da amici o familiari e non superano il valore di 150 sterline (circa 170 euro), possono restare in famiglia. Ma se superano quella soglia, scatta il passaggio a “regalo ufficiale”. Una zona grigia che, negli anni, ha alimentato più di una polemica.
Negli anni, infatti, le eccezioni hanno fatto notizia. Come dimenticare il maggiordomo di Lady Diana, Paul Burrell, accusato di furto dopo il ritrovamento a casa sua di numerosi doni ricevuti dalla principessa? Il caso fu chiuso solo grazie all’intervento diretto della regina Elisabetta.
O quando David Armstrong-Jones, figlio della principessa Margaret, finì nella bufera per aver messo all’asta 47 regali ufficiali appartenuti alla madre. Elisabetta, furiosa, lo costrinse a devolvere tutto il ricavato in beneficenza.
Anche Camilla e Meghan Markle hanno fatto discutere: entrambe criticate per aver sfoggiato gioielli ricevuti dalla monarchia saudita, in pieno contesto di tensione diplomatica e accuse di violazioni dei diritti umani. Scivoloni reali.
Dove sono finiti i regali italiani? Difficile dirlo. Dal 2006, Buckingham Palace avrebbe dovuto pubblicare una lista annuale dei doni ricevuti. Ma l’ultima risale al 2019. Prima la pandemia, poi la successione di Carlo, infine l’incoronazione: le scuse ufficiali non mancano. Ma il risultato è uno solo: opacità.
Nel 1947, per dire, i 2.500 regali ricevuti da Elisabetta per il matrimonio furono esposti in una mostra pubblica. Oggi? Silenzio stampa.
I regali fanno parte della diplomazia. Ma anche della trasparenza. La royal family – che gode di fondi pubblici e influenza globale – può davvero permettersi di gestire i doni “alla buona”?
Nel dubbio, la prossima volta che vedete Carlo sorridere con un cesto di parmigiano in mano, chiedetevi: finirà sulla sua tavola, in un museo… o in un magazzino segreto della corona?
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