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Amazon lancia Vulcan, il robot con il tatto umano: rivoluzione nei magazzini o minaccia per il lavoro?

Con sensori avanzati e intelligenza artificiale, Vulcan è il primo robot Amazon capace di “sentire” gli oggetti che tocca

Amazon lancia Vulcan, il robot con il tatto umano: rivoluzione nei magazzini o minaccia per il lavoro?

C’è un nuovo arrivato nei magazzini di Amazon e promette di cambiare le regole del gioco. Si chiama Vulcan, ed è il primo robot dell’azienda dotato di senso del tatto. Non un semplice braccio meccanico, ma una macchina in grado di "sentire" ciò che afferra, adattando la presa come farebbe una mano umana. Più efficiente, più sicuro, più intelligente. Ma anche più inquietante.

Lo scenario che Amazon sta tracciando con Vulcan è chiaro: una logistica sempre più automatizzata, un'efficienza crescente, e una promessa (tutta da verificare) di “collaborazione uomo-macchina”. Ma a cosa stiamo davvero assistendo? Una rivoluzione industriale 5.0 o l'inizio di un mondo senza operai?

Cosa sa fare Vulcan (e perché è diverso dagli altri)

Vulcan non è il primo robot a lavorare nei magazzini del colosso fondato da Jeff Bezos. Ma è il primo a sentire. Non si affida solo alla visione artificiale o alle ventose come i suoi predecessori (Sparrow, Robin, Cardinal), ma è dotato di sensori di forza che gli permettono di calibrare la pressione in tempo reale.

Tradotto: può afferrare un oggetto fragile senza romperlo, capire quando sta spingendo troppo e persino evitare collisioni con altri articoli. Può raggiungere scaffali scomodi, lavorare fino a 20 ore al giorno e gestire il 75% dell’inventario di magazzino.

Un salto tecnologico che apre scenari ambiziosi quanto complessi.

Aaron Parness, responsabile della divisione AI e Robotica di Amazon, è stato chiaro durante l’evento Delivering the Future: “Vulcan non sostituirà i lavoratori, li affiancherà”. Il colosso americano parla di ergonomia migliorata, riduzione dei rischi fisici e creazione di nuove figure professionali per supervisionare, installare e mantenere i robot.

Cifre alla mano, dal 2019 Amazon ha investito 1,2 miliardi di dollari per formare i suoi dipendenti in ambito tecnologico. Solo nel 2024, 20mila lavoratori europei hanno ricevuto corsi di aggiornamento. E il programma Career Choice orienta il 30% degli iscritti verso le competenze digitali.

Eppure, la narrazione ottimistica offerta dall’azienda non convince tutti. L’ aumento vertiginoso dei robot nei magazzini (da 350.000 nel 2021 a 750.000 oggi) e la progressiva automazione delle delivery station europee lasciano spazio a un interrogativo cruciale: che ne sarà dei posti di lavoro a bassa qualifica?

La storia ci insegna che ogni innovazione tecnologica crea nuove opportunità, ma anche disuguaglianze e rotture. E Vulcan – con la sua capacità di apprendere, sentire e agire – non è un semplice macchina. È un simbolo. Un segnale che il confine tra umano e artificiale si sta assottigliando.

Da un lato, robot come Vulcan promettono magazzini più sicuri, veloci ed ecologici. Amazon sta già sperimentando mezzi elettrici, intelligenza artificiale predittiva, logistica multimodale e hub automatizzati. Dall’altro, il rischio è che il lavoro umano venga spostato ai margini, reso obsoleto o relegato alle sole mansioni di controllo e riparazione.

Una rivoluzione silenziosa che non avviene in fabbrica, ma tra gli scaffali degli e-commerce.

Vulcan non è (ancora) il robot che ruba il lavoro, ma è certamente il robot che lo trasforma. Il vero pericolo non è la tecnologia in sé, ma il modo in cui viene governata. Chi decide dove, come e perché impiegare questi sistemi? E cosa ne sarà di chi non ha gli strumenti per adattarsi?

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