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Settimana della Celiachia
10 Maggio 2025 - 14:00
Si chiama celiachia, ma per chi ne soffre è molto più di una diagnosi medica. È una condizione che stravolge le abitudini quotidiane, spezza la spontaneità di un invito a cena e impone uno sguardo vigile su ogni etichetta alimentare. Invisibile agli occhi, presente in ogni gesto che ruota attorno al cibo. Una malattia sociale, riconosciuta come tale in Italia dal 2005, che riguarda circa 600.000 persone — ma solo meno della metà ne è consapevole.
Cos’è, davvero, la celiachia?
La Malattia Celiaca è un’infiammazione cronica dell’intestino tenue scatenata dal glutine, una proteina presente in cereali comuni come frumento, orzo e segale. Ma attenzione: non è un’allergia, né una moda alimentare. È una patologia autoimmune che, nei soggetti geneticamente predisposti, innesca una reazione spropositata dell’organismo ogni volta che entra in contatto con il glutine.
Quando il corpo parla: i sintomi
Il problema è che spesso non urla, sussurra. A volte si presenta con sintomi evidenti come diarrea cronica e dimagrimento, altre si nasconde dietro segnali vaghi e apparentemente scollegati: anemia, astenia, osteoporosi, amenorrea, infertilità. Nei casi più gravi può portare a complicanze neurologiche o persino tumorali. Un puzzle clinico così variabile da rendere la diagnosi un vero e proprio percorso a ostacoli. In Italia, in media, servono sei anni per arrivare a un verdetto.
Vivere senza glutine: obbligo, non scelta
La soluzione? Una sola: eliminare completamente il glutine dalla dieta. Per sempre. Una dieta restrittiva, da seguire con rigore quasi chirurgico, che implica non solo il controllo maniacale degli alimenti, ma anche la gestione delle contaminazioni. Perché basta una briciola — letteralmente — a causare danni, anche senza sintomi immediati. Questo significa che ogni pranzo fuori casa diventa una sfida, ogni cena tra amici un potenziale rischio.
La tavola, da luogo di condivisione, si trasforma in territorio minato.
Quanti siamo? Molti, più di quanto immaginiamo
A livello globale, si stima che l’1% della popolazione sia celiaca. In Italia, su 60 milioni di abitanti, circa 600.000 potrebbero esserlo. Ma ad oggi solo 251.939 hanno ricevuto una diagnosi. Il resto — più di 400.000 persone — convive con sintomi sfumati, mal diagnosticati o del tutto ignorati. Molti non sanno nemmeno di essere malati.
La celiachia può comparire a qualsiasi età, anche se per anni è stata considerata una malattia pediatrica. Bambini, adulti, anziani: nessuno escluso. Chi ha un parente stretto celiaco ha un rischio dieci volte maggiore di svilupparla rispetto alla popolazione generale. Per questo è fondamentale non sottovalutare i segnali, evitare l’autodiagnosi e affidarsi solo a test ufficiali (sangue e biopsia intestinale), senza rimuovere il glutine prima di aver completato gli accertamenti.
C’è una cura? Ancora no. Ma ci si lavora
La ricerca non si ferma. Si stanno esplorando strade terapeutiche alternative alla dieta senza glutine, ma siamo ancora agli inizi. Per ora, l’unica certezza è una: l’esclusione del glutine resta l’unico modo per vivere bene e ridurre i rischi a lungo termine.
Essere celiaci non significa essere soli
Aiutare una persona celiaca non è difficile, serve solo attenzione. Niente contaminazioni, niente leggerezze. Gli alimenti naturalmente senza glutine (come riso, mais, frutta, carne, uova) vanno bene, ma è sempre bene controllare l’etichetta. A casa, in viaggio, in pizzeria: un piccolo gesto può fare una grande differenza.
La celiachia non si vede, ma si sente. E chi la vive ogni giorno merita comprensione, supporto e un po’ più di consapevolezza da parte di tutti.
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