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Spettacolo
12 Maggio 2025 - 14:40
Foto della copertina del brano Due Vite
Marco Mengoni si prepara a tornare negli stadi italiani con il nuovo tour “Marco negli Stadi 2025”, in partenza il 21 giugno. La tournée ha già registrato mezzo milione di biglietti venduti e sarà seguita da un’estensione europea in autunno, “Marco Mengoni Live in Europe”. L’annuncio è arrivato durante la sua recente partecipazione a Che Tempo Che Fa, dove l’artista ha condiviso anche aspetti più personali del proprio percorso.
Il nuovo spettacolo è concepito come un percorso parallelo a quello personale dell’artista: «Sarà un viaggio, come quelli che si fanno dopo un evento importante. L’ho disegnato io stesso e si concluderà con una città di vetro, simbolo di una società affascinante ma fragile». Mengoni ha raccontato di aver partecipato attivamente a ogni fase del progetto, curando anche l’evoluzione del palco.
Nel corso dell’intervista, Mengoni ha dichiarato apertamente di essere in terapia da circa dieci anni. L’ultimo anno, ha detto, è stato particolarmente intenso: «A un certo punto ho avuto persino paura di non avere più paura. Quando ti abitui al dolore o alle notizie peggiori, il rischio è di diventare insensibile. Ho paura per i miei nipoti, per il mondo in cui cresceranno».
La scomparsa della madre, avvenuta nel settembre 2024, ha segnato profondamente l’artista. È stato questo, in parte, il contesto da cui è nata l’esigenza di trasformare il tour in un’esperienza che mescolasse spettacolo e riflessione personale.
Mengoni ha ripercorso anche l’inizio del suo rapporto con la musica: «Non volevo farla. Mia madre mi ha obbligato a seguire lezioni di piano e solfeggio. All’inizio lo consideravo solo una noia, ma poi ho capito quanto potesse servire a relazionarmi con gli altri e a lenire certe ferite interiori».
L’artista ha raccontato un aneddoto dell’infanzia legato all’equitazione: «Mio padre mi fece salire su una puledra nervosa. Corse tre chilometri sotto i noccioleti e io scesi spaventato. Da allora non sono più salito su un cavallo». Con toni più leggeri ha ricordato anche la vita a Ronciglione, paese di 8.000 abitanti dove è cresciuto: un’infanzia tra orti, boschi e attrezzi da falegnameria. «Mi arrangio, vivo da solo, so cucire bottoni e costruire piccoli oggetti per non buttare via nulla».
Una delle passioni meno conosciute dell’artista è la coltivazione dei pomodori. «È un’ossessione», ha detto. «Non compro verdura in estate, la coltivo da solo sul terrazzo di casa a Milano». L’influenza è quella del nonno Sestilio, che gli ha trasmesso il legame con la terra. Mengoni ha raccontato anche il significato di “scacchiare” i pomodori, termine usato nel dialetto del suo paese, e ha spiegato come dalle “figlie” tolte dal fusto si possano generare nuove piante.
A conclusione dell’intervista, Mengoni ha accennato a un possibile nuovo album in lavorazione. Nessuna anticipazione sui contenuti, ma l’intenzione è chiara: il progetto musicale continuerà a intrecciarsi con la sua crescita personale, in un equilibrio costante tra pubblico e privato, tecnologia e manualità, terapia e palco.
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