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Scienza
26 Maggio 2025 - 17:30
Sembra fantascienza, ma è scienza purissima: le piante sono in grado di "sentire" i ronzii degli insetti e rispondere modificando il proprio comportamento. Non con organi uditivi, certo, ma grazie a un sistema di percezione vibroacustica che consente loro di riconoscere gli impollinatori più efficaci — e, sorprendentemente, di premiare il loro arrivo aumentando la concentrazione di zuccheri nel nettare.
A raccontarlo è Francesca Barbero, entomologa dell’Università di Torino, intervenuta nei giorni scorsi al congresso congiunto dell’Acoustical Society of America e dell’International Congress on Acoustics a New Orleans. Al centro della sua presentazione, il progetto GoodVibes, finanziato dallo Human Frontiers Science Program e portato avanti in collaborazione con ricercatori spagnoli e australiani.
Barbero e il suo team hanno studiato a fondo le interazioni tra piante e insetti, concentrandosi non solo sull’atto dell’impollinazione, ma sul momento che lo precede: quello in cui l’insetto si avvicina al fiore, producendo un segnale vibroacustico col battito delle ali. In particolare, l’oggetto dell’indagine è una bocca di leone selvatica, l’Antirrhinum litigiosum, nativa della Spagna. La domanda chiave era: le piante riescono a distinguere tra impollinatori utili e insetti opportunisti solo in base al suono? Gli esperimenti di playback in serra hanno dato una risposta sorprendente: sì.
Facendo ascoltare a una pianta registrazioni del ronzio di diverse specie, i ricercatori hanno scoperto che il suono prodotto dall’impollinatore più efficace, il Rhodanthidium sticticum, induceva un aumento significativo della concentrazione di zuccheri nel nettare — glucosio, fruttosio e saccarosio — entro appena dieci minuti dall’esposizione. Un vero e proprio premio per chi svolge bene il proprio compito. Al contrario, la riproduzione del suono di un "robber" portava a una riduzione del contenuto zuccherino: come se la pianta preferisse conservare le proprie risorse per chi merita davvero.
Gli scienziati hanno rilevato anche un'attivazione dei geni coinvolti nel trasporto degli zuccheri, segno che la risposta non è solo chimica ma anche genetica. Il meccanismo con cui le piante percepiscono i suoni potrebbe coinvolgere i tricomi — minuscoli peli vegetali sensibili alle vibrazioni — o altri meccanocettori capaci di trasformare i segnali esterni in risposte fisiologiche.
Il prossimo passo, spiega Barbero, sarà capire se questo nettare più dolce è davvero in grado di fidelizzare gli impollinatori più efficaci, migliorando la fitness della pianta. Se così fosse, ci troveremmo davanti a un nuovo meccanismo adattativo nella coevoluzione tra piante e insetti.
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