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IL COLLEZIONISTA FOLLE
08 Giugno 2025 - 09:09
A sinistra il dipinto di un vaso di fiori: al centro e a destra alcuni dettagli del dipinto
PROLOGO
C’è chi cerca una moneta antica, chi un dipinto d’autore, e chi - come il nostro segugio - rincorre per tutta la vita un mazzo di fiori dipinto su una tela polverosa. Bizzarria? Forse. Ma la caccia al tesoro del Collezionista Folle non è una faccenda di freddo commercio o semplice vanità estetica. È piuttosto un viaggio sentimentale, un’avventura fra sogno e realtà che parte dalle sbarre di un lettino infantile per arrivare a smuovere i più polverosi cassetti della storia. Non pensate però che l’arte sia solo questione di esperti saccenti pronti a recitare paroloni in francese o in latino: spesso basta aprire un libro a caso, o ancora meglio, affidarsi al naso, all’istinto, alla visione magica che ci trascina oltre le barriere del banale quotidiano. Oggi dunque vi invitiamo a seguirlo in un piccolo delirio ragionato, tra dipinti improbabili, sovrani mancanti, fiori che profumano solo nella sua fantasia e con un po’ di ironia bonaria che non guasta mai. Perché in fondo chi cerca trova, sì, ma trova sempre molto più di ciò che aveva immaginato.
CHI CERCA TROVA
Avrò avuto sette natali e dormivo ancora nel lettino con le sbarre sul lato per evitare che ricadessi battendo la testa. Dormendo di fianco destro mi sembrava di essere in gabbia come il leone che avevo visto allo zoo. Sul fianco sinistro vedevo la carta da parati a righe colorate. Per evitare fenomeni di allucinazione a striscia, mi abituai a dormire di schiena, posizione che mi consentiva di guardare laggiù, oltre i miei piedi, l’unico lato libero dal quale mi infilavo nel letto.
«Perché ti lamenti?» Mi chiese la nonna proponendomi una soluzione. Quella di appendermi una tela dipinta da un gran mazzo di fiori dentro un vaso di colore blu, su uno sfondo variopinto sul quale proiettavo ogni sera i miei sogni, pensando di essere una mosca libera di volare oltre le sbarre.
Questa fascinazione datami dal mazzo floreale mi accompagnò negli anni seguenti, anche quando fui trasferito in una camera con un nuovo letto adatto ad un giovanotto. Immancabile sul muro il dipinto della nonna, in cui iniziavo a considerare il tratto molto personale dell’artista, molto diverso dai delicati acquarelli dipinti da mia madre.
Indubbia una vena artistica in famiglia. Nacque in me quasi l’esigenza di scoprire chi fosse l’artista. Da allora sviluppai la capacità, quasi come quella di un rabdomante in cerca dell’acqua, di aprire a caso i libri d’arte e di trovare le risposte senza bisogno di chiedere ad esperti d’arte dotti in castronerie del tipo «Non credo che sia un dipinto proto impressionista, piuttosto penserei a un’opera contemporanea del primo novecento che scimmiotta i colori puri di Gauguin prima maniera, concepiti a Pont Aven, dipartimento di Finisterre nella regione di Bretagna». Una lezione di geografia più che di arte. Che non si trattasse di una installazione gigante era evidente, tuttavia pensai che potesse diventarla magari arricchita da una lezione di storia. E non mi sbagliavo: sarebbe stato possibile a chiunque, con le nuove tecnologie di ingrandimento e di stampa, realizzare una replica dello stesso vaso di fiori grande come un’intera parete, quasi una magia ottica per uscire oltre ogni sbarra o muro.
Il problema più importante per chi avesse una parete libera in casa e volesse valorizzarla senza ricorrere ad un pericoloso “trompe d’oeil” che distorce la percezione e genera l'illusione del reale.
L’alternativa che suggerirei è di scegliere un dipinto importante anche se di piccole dimensioni, ed ingrandirlo con una stampa che ne moltiplichi i pixels senza fare perdere la nitidezza. Ad esempio un dipinto di cm. 50x70 può essere stampato su tre porzioni di tela ingrandendo l’immagine di tre volte tanto, quindi a totali cm.150 di base e cm.210 di altezza, incollando le tre tele ben ricomposte alla parete. Se si scegliesse un mazzo di fiori in un vaso si dovrà scegliere un dipinto che non sia iper realista poiché non darebbe spazio alla personale immaginazione. Un dipinto non perfettamente definito, invece, composto con raffinata tecnica da porzioni di vaghe immagini che nell’insieme raccontassero una storia emozionante lascerebbe nell’occhio non solo l’emozione di un vaso di fiori ma con esso quasi il suo profumo, ad ogni cambiamento di luce rifletterebbe una diversa percezione sempre nuova e sorprendente. Qui la immaginazione non basta. Prendiamo ad esempio una tela dipinta ad olio attribuibile ad un pittore francese che potremmo riconoscere dalla sua caratteristica pennellata e dal colore rosso passione.
E’ il volto di Luigi XVII, il Re mancante della dinastia dei Borbone, il Delfino figlio di Luigi XVI e Maria Antonietta.
La storia che si dipana è la vita del Delfino salvato dalla Bastiglia e vissuto fino alla maggiore età segregato dai nonni, i Reali d’Austria, quindi liberato col nome fittizio di Luigi Guglielmo Naundorf, tornò a Parigi dove fu riconosciuto dalla sua bambinaia, in seguito dal Duca di Barry e dal Duca d’Anghien, entrambi uccisi dai sicari dei cugini d’Orleans che avevano spodestato i Borbone.
Si trasferì in Inghilterra dove scampò a diversi tentativi di ucciderlo. Sposò una ricca americana da cui ebbe 5 figli l’ultimo dei quali fu ritrovato da un giornalista investigatore all’Ospedale dei poveri di Parigi. Reso pubblico il caso, venne riconosciuto come figlio del Delfino purché rinunciasse ad ogni pretesa al trono. Bisognerebbe anche sapere che la dinastia dei Borbone inizia col Duca di Navarra figlio della Regina Margherita che, come narra lo storico Cazou, nelle battaglie simulate d’Ivrì, consegnò al Papa il Calice del Graal che sua madre Margherita aveva ricevuto da alcuni fuggitivi dall’eccidio di Montsegur.
In cambio il Duca di Navarra ricevette dal Papa l’investitura di Re di Francia col nome di Enrico IV di Borbone. Sulla parete troneggerebbe questo magnifico mazzo di fiori in vaso che racconta la più struggente tragedia della storia di Francia. Ecco come con un tecnologico ingrandimento ed una stampa su un materiale di tela plastificata sia possibile applicare sulla parete libera del vostro salotto, magari di fronte al divano, un’opera d’arte che oltre ad essere floreale trasfigura e risuscita nella mente e nell’inconscio dell’osservatore le memorie più emozionanti da raccontare agli ospiti come una dotta “conversation pièce” con cui vi farete apprezzare.
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