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Cinema e TV
23 Giugno 2025 - 20:05
Un pezzo di storia del cinema, sopravvissuto al tempo e alle revisioni, ha finalmente rivisto la luce. Il British Film Institute ha proiettato una rarissima copia del primo Star Wars datato 1977, rimasta invisibile sul grande schermo per quasi 48 anni.
Un evento unico che ha visto appassionati e cinefili riunirsi per assistere a quella che molti considerano la “vera” versione del capolavoro di George Lucas, priva di modifiche digitali o aggiustamenti retroattivi.
A introdurre la serata è stata Kathleen Kennedy, presidente di Lucasfilm, che ha rotto il ghiaccio con ironia: “Non è illegale, lo giuro”. Poi ha svelato il valore storico della pellicola: “Quella che state per vedere è in realtà la prima copia. E non sono nemmeno sicura che ne esista un’altra uguale”.
La copia, conservata per decenni a -5 °C in un archivio climatizzato, si è rivelata una capsula del tempo: integra, ma tecnicamente grezza. Il critico Robbie Collin del Telegraph ha descritto la visione come “guardare un film completamente diverso”, definendolo un “spettacolo gioiosamente ruvido, sporco, costruito con legno e colla”.
E in effetti, l’esperienza è stata lontana dall’eleganza delle edizioni rimasterizzate: effetti speciali visibilmente artigianali, battute slapstick più lente, pannelli della Morte Nera simili a legno decorato con lucine. “Sembrava meno un kolossal e più il più grande gioco di travestimenti mai fatto nel deserto”, ha scritto Collin.
Paradossalmente, questo tuffo nell’originale ha rafforzato la stima per Lucas. Il vlogger George Aldridge, che afferma di aver visto A New Hope almeno 100 volte, ha parlato di “un’esperienza speciale, che mi ha fatto realizzare quanto siano importanti anche i cambiamenti che abbiamo criticato per anni”.
La sua riflessione ha centrato un punto spesso trascurato: Lucas non ha semplicemente aggiunto creature digitali o alterato scene iconiche. Ha modificato dettagli minimi — suoni, sfondi, ritocchi vocali — al punto che solo vedendo l’originale ci si rende conto dell’entità dell’opera. “È dal primo giorno che George Lucas cambia questi film. Non è solo ‘Greedo che spara per primo’, è ogni singolo dettaglio”.
Il momento più acclamato? Quando Han Solo spara per primo a Greedo nella cantina di Mos Eisley. Un gesto che, secondo Aldridge, “lo rendeva così dannatamente più cool”. L’applauso in sala è stato spontaneo, liberatorio — quasi una rivendicazione collettiva di ciò che i fan avevano perso per decenni.
George Lucas, da parte sua, non ha mai nascosto la sua visione: “Il film originale? È su VHS, se lo volete. Per me non esiste più”, dichiarò nel 2004 all’Associated Press. “Non spenderò milioni per restaurarlo. Quello che voglio là fuori è la versione che amo, non un film che considero incompleto”.
Eppure, proprio questo “film incompleto” ha acceso una nostalgia travolgente. La pellicola, difettosa e gloriosa, ha permesso di riscoprire la magia della prima volta. In un’epoca dominata dalla perfezione digitale, quella versione del 1977 — con le sue imperfezioni, i suoi errori e il suo spirito artigianale — è sembrata più reale, più umana.
La proiezione al BFI non è solo un omaggio al passato, ma anche una domanda aperta al futuro. Esiste la possibilità che questa versione venga mostrata di nuovo? Disney e Lucasfilm non si sono sbilanciati. Ma la reazione del pubblico e della critica lascia intendere che l’interesse — e il valore culturale — sia ormai troppo grande per restare in un archivio.
Per ora, Star Wars 1977 resta un tesoro da museo. Ma chi l’ha visto, anche solo per una sera, ha avuto l’impressione di assistere non a un film dimenticato, ma al vero inizio di una leggenda.
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