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Cibo come cultura

Slow Food propone un nuovo modello alimentare: decentralizzazione, cultura e partecipazione

Il 12 luglio è stato presentato un documento che propone un aggiornamento concettuale dell’approccio al cibo e all’alimentazione

Slow Food propone un nuovo modello alimentare

Carlo Petrini

Il 12 luglio, durante l’assemblea nazionale di Slow Food Italia tenutasi presso la sede della FAO a Roma, è stato presentato un documento che propone un aggiornamento concettuale dell’approccio al cibo e all’alimentazione. L’associazione, fondata da Carlo Petrini, ha illustrato un piano che mira a rifondare il rapporto tra esseri umani, cibo e ambiente, andando oltre lo storico motto “buono, pulito e giusto” per abbracciare una visione più ampia e interdisciplinare.

Il nuovo documento sottolinea come il cibo non debba essere inteso unicamente come nutrimento, ma come elemento centrale della cultura, della socialità e della sensibilità umana. Secondo la proposta, il cibo diventa una “lingua relazionale” capace di stimolare empatia, dialogo e confronto, non solo tra individui, ma anche tra comunità e popoli. Questo approccio viene definito come un “nuovo umanesimo alimentare”, che integra il piacere sensoriale con la responsabilità sociale e ambientale.

L'iniziativa si colloca in un contesto globale segnato da instabilità geopolitiche, cambiamenti climatici, concentrazione del potere economico nelle mani di pochi attori multinazionali e un progressivo indebolimento delle reti locali di produzione e distribuzione del cibo. Slow Food propone quindi un sistema alimentare decentralizzato, che valorizzi le piccole comunità, l’agroecologia e la partecipazione diretta dei cittadini.

Nel corso dell’assemblea, Carlo Petrini ha ribadito l’importanza di mantenere un’impostazione “dal basso”, sottolineando la necessità di un’azione distribuita e partecipata. Ha ricordato che Slow Food è presente in numerose aree del mondo, compresi contesti di crisi come la Repubblica Democratica del Congo e i Territori palestinesi, dove l’associazione è attiva rispettivamente con progetti di orticoltura comunitaria e raccolte fondi per iniziative educative.

L’approccio proposto da Slow Food enfatizza la dimensione collettiva e cooperativa della trasformazione alimentare, in contrasto con modelli estrattivi o verticali. I promotori del documento ritengono che una maggiore diffusione della cultura del cibo possa contribuire non solo alla sostenibilità ambientale, ma anche alla coesione sociale e alla tutela della biodiversità.

Nel corso dei lavori è stato citato anche Papa Francesco, che in precedenti incontri con i rappresentanti di Slow Food ha incoraggiato il movimento a mantenere un’impostazione basata sulla partecipazione popolare e sulla promozione di valori di comunità. Il collegamento con le politiche alimentari globali — anche grazie alla sede scelta per l’assemblea, la FAO — lascia intravedere la volontà dell’associazione di incidere sul dibattito internazionale, promuovendo un sistema alimentare più equo e accessibile, ma anche culturalmente rilevante.

Con questo documento, Slow Food intende rilanciare il proprio ruolo all’interno del dibattito sulle trasformazioni del sistema agroalimentare, proponendo un modello che integra dimensione sensoriale, etica e politica del cibo.

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