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Salute
29 Luglio 2025 - 18:00
La prevenzione non ha età. È questo il messaggio chiaro e urgente che arriva dall’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), che ha lanciato un allarme tanto netto quanto inquietante: i casi di tumore tra gli under 40 sono in crescita costante, con oltre 15.000 nuove diagnosi stimate ogni anno in Italia. E non si tratta di eccezioni. Accanto a questi, ci sono tra i 50.000 e i 70.000 nuovi casi di tumori ereditari ogni anno, indipendentemente dall’età.
«Siamo abituati a pensare alla prevenzione dai 40 o 50 anni in su», spiega il professor Roberto Orecchia, Direttore Scientifico IEO. «Ma l’aumento di casi negli under 50 e le nuove conoscenze sui meccanismi tumorali ci impongono un cambio di paradigma». E il primo passo è smontare l’illusione che i giovani siano immuni al rischio.
La buona notizia, però, è che si può intervenire. Fumo, alcol, sovralimentazione e sedentarietà: sono questi i principali nemici. Nemici evitabili. E se a uno stile di vita sano si aggiungono diagnosi precoci, vaccinazione anti-HPV e accesso ai test genetici per le famiglie a rischio, allora la possibilità di prevenire diventa concreta. «Agendo su questi fattori – sottolinea Orecchia – possiamo ridurre il rischio fino al 40%».
Una battaglia culturale, prima ancora che sanitaria. Perché parlare di cancro ai giovani resta un tabù. Eppure i numeri non lasciano spazio al silenzio. Il tumore della mammella, in particolare, registra un’impennata tra le ragazze under 40: oggi rappresenta il 20% di tutti i casi, con oltre 11.000 nuove pazienti ogni anno. Un dato quasi raddoppiato negli ultimi trent’anni.
Le cause? In primis, fattori di rischio legati agli stili di vita: obesità, consumo di alcol, fumo. Ma anche cambiamenti sociali e biologici: gravidanze sempre più tardive, pochi figli, scarsa diffusione dell’allattamento al seno. A questi si sommano fattori genetici: il 5-10% dei tumori della mammella è ereditario.
E non solo il seno. I tumori ereditari riguardano sempre più organi e situazioni diverse. Secondo le stime, circa il 15-17% dei 400.000 nuovi casi annuali in Italia è riconducibile a una predisposizione genetica. Eppure, l’85% di chi è a rischio non lo sa. Un dato allarmante, se si pensa che il counselling genetico può offrire percorsi di sorveglianza personalizzata e mirata.
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