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Curiosità
10 Settembre 2025 - 17:50
In Italia, le vacanze scolastiche estive si distinguono per la loro lunghezza: durano circa tre mesi, da metà giugno a metà settembre, risultando tra le più estese in Europa. Ma qual è l’origine di questa consuetudine?
Storicamente, la lunga pausa estiva era strettamente collegata al ciclo agricolo. Quando la maggior parte delle famiglie italiane lavorava nei campi, era fondamentale che i ragazzi rimanessero a casa per contribuire alla raccolta e ad altre attività agricole. Con il passare del tempo e l’industrializzazione del Paese, la necessità pratica di questa pausa si è ridotta, ma la tradizione è stata in gran parte mantenuta. La scelta di non modificare la durata delle vacanze è stata influenzata sia da fattori culturali sia dalle condizioni climatiche: il caldo estivo rendeva e rende tuttora difficile la frequenza scolastica.
Attualmente, gli studenti italiani godono di circa 13 settimane di vacanza estiva. Durante questo periodo, le scuole non tengono lezioni, anche se restano operative per esami e attività amministrative. In confronto, in molti altri Paesi europei, come Francia e Germania, le vacanze estive durano tra le sei e le otto settimane, ma il calendario scolastico prevede più periodi di pausa distribuiti nell’anno. Nonostante le lunghe vacanze estive, l’Italia è tra i Paesi con il maggior numero di giorni effettivi di scuola, circa 200 all’anno, al pari della Danimarca.
Fino agli anni ’50 e ’60, il Paese era ancora prevalentemente agricolo. Le scuole restavano chiuse in estate per evitare che i ragazzi mancassero agli impegni familiari nei campi, soprattutto durante la mietitura del grano e altre raccolte stagionali. Solo a partire dal 1977 l’anno scolastico è stato anticipato a metà settembre, mentre prima l’inizio era fissato al primo ottobre.
Nel corso degli anni, sono state avanzate varie proposte per ridurre la lunghezza delle vacanze estive. Nel 2007, l’allora ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, suggerì di accorciare le vacanze di due settimane e distribuire pause più brevi durante l’anno, ma l’idea non fu realizzata. Simili proposte emersero nel 2013 e successivamente, e nel 2021 il governo Draghi ipotizzò di prolungare l’attività scolastica estiva per recuperare le lezioni perse durante la pandemia, senza risultati concreti. Recentemente, è nata anche una petizione online per ridurre il periodo estivo di chiusura delle scuole.
Allo stesso tempo, alcuni suggeriscono il contrario: tornare al vecchio modello con inizio dell’anno a ottobre, come sostenuto dalla ex senatrice Marinella Pacifico, per proteggere studenti e insegnanti dal caldo estivo.
Le lunghe vacanze estive hanno effetti sia positivi sia negativi. Tra i benefici, i ragazzi possono riposarsi, dedicarsi a hobby, viaggiare e scoprire nuovi contesti culturali, arricchendo indirettamente la propria formazione. Dal punto di vista economico, il turismo beneficia della disponibilità di famiglie a partire per lunghi periodi.
D’altro canto, le tre mesi di pausa contribuiscono al cosiddetto learning loss, la perdita di conoscenze acquisite durante l’anno: alcuni studi stimano che gli studenti dimentichino fino al 28% delle materie umanistiche e oltre il 30% della matematica. Inoltre, la lunga vacanza può accentuare le disuguaglianze tra studenti di famiglie benestanti e quelli meno abbienti, e comporta difficoltà per i genitori che lavorano, in particolare le madri, aumentando le disparità di genere e il divario salariale tra uomini e donne.
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