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Salute
22 Settembre 2025 - 08:55
Ieri si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, una patologia ancora senza cura che in Italia riguarda circa 4 milioni di persone. Le stime indicano che, entro il 2050, il numero di casi potrebbe raddoppiare, spinto dall’invecchiamento della popolazione. L’Alzheimer rimane una delle malattie più enigmatiche, capace di cancellare ricordi e punti di riferimento, trasformando la quotidianità dei pazienti in un percorso sempre più labirintico e incerto.
Secondo il rapporto Censis di settembre 2024, le donne rappresentano la maggior parte dei pazienti (62,2%), e sono anche loro a costituire oltre il 70% dei caregiver, spesso figlie di madri anziane o mogli di uomini colpiti dalla malattia. La famiglia continua a essere il principale punto di riferimento per l’assistenza, ma chi si prende cura dei malati spesso affronta questa responsabilità in solitudine, con un sostegno ridotto da parte di altri familiari o badanti. Oggi, un caregiver su cinque dichiara di non ricevere alcun aiuto, e la percentuale di chi può contare sul supporto familiare è diminuita dal 48,6% del 2015 al 41,7%.
L’impiego di badanti riguarda circa il 41,1% delle famiglie, con una tendenza crescente verso il ricorso a figure non conviventi (28,3% contro il 14,6% del 2015).
Gli studi internazionali evidenziano che il 40% dei caregiver sviluppa sintomi di ansia o depressione. Tradotto in termini italiani, significa oltre 1,2 milioni di persone a rischio per l’assistenza ai propri familiari. Il costo medio annuo per paziente può raggiungere i 72.000 euro, considerando spese mediche, assistenza, perdita di produttività e supporto informale. A questo si aggiunge lo stigma sociale: molte famiglie vivono la diagnosi come una condanna, aumentando isolamento e fragilità. In Italia, l’Alzheimer assorbe circa 15 miliardi di euro l’anno e rappresenta la settima causa di morte nel mondo.
Le associazioni territoriali giocano un ruolo cruciale, offrendo ascolto e confronto ai familiari. Psicologi, medici e avvocati organizzano sessioni gratuite, anche online, per aiutare chi si prende cura dei pazienti a gestire ansie, dubbi e difficoltà quotidiane. Nonostante la fatica, l’84,9% dei caregiver si sente utile, anche se il 68,3% ammette di sentirsi solo. Le tensioni tra familiari e le difficoltà nel seguire con attenzione il resto della famiglia riguardano più della metà dei casi.
“La lotta contro l’Alzheimer non è solo clinica, ma sociale ed economica”, sottolinea il Prof. Lorenzo Palleschi, Presidente della Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT). “Occorre puntare sulla diagnosi precoce, reti territoriali di supporto, prevenzione tramite stili di vita sani, attività fisica e stimolazione cognitiva. Fondamentale è costruire comunità dementia-friendly e servizi di sostegno strutturati per i caregiver.”
La Prof.ssa Virginia Boccardi, del direttivo SIGOT, aggiunge: “Mai dimenticare i pazienti e chi li assiste. La malattia riguarda tutta la società e richiede uno sforzo collettivo: la civiltà di un Paese si misura anche dalla protezione dei cittadini più vulnerabili.”
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