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Cinema
23 Settembre 2025 - 18:10
Quando talento e passione si incontrano, il risultato è inevitabilmente potente. È il caso di Valeria Bruni Tedeschi, che nel ruolo di Eleonora Duse regala un’interpretazione intensa e profonda nel film “Duse” di Pietro Marcello. Il lungometraggio, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2025, racconta gli ultimi anni della celebre attrice, simbolo di una stagione d’oro del teatro internazionale.
Nonostante non abbia conquistato premi a Venezia, il film ha debuttato nelle sale il 18 settembre con PiperFilm, diventando subito il più visto tra le produzioni italiane, con 265.099 euro raccolti in tre giorni. Nella classifica generale, “Duse” si colloca al quinto posto, dietro l’horror The Conjuring, due anime giapponesi e Material Love con Dakota Johnson e Pedro Pascal. Subito dopo, in classifica, troviamo The Life of Chuck, Downton Abbey – Il gran finale, l’altro film italiano La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli, I Puffi il film e David Gilmour Live al Circo Massimo.
A colpire il pubblico è la rappresentazione di Eleonora Duse immersa in un’epoca di trasformazioni: l’Italia che si avvia verso il fascismo, il mondo in rapida evoluzione e il cinema che emerge come nuova forma d’arte. In questo contesto, la Duse sceglie di tornare al teatro, confrontandosi con se stessa, con il palcoscenico e con il delicato equilibrio tra arte e potere in un Paese dove la propaganda diventerà strumento centrale del regime.
Durante la kermesse veneziana, Valeria Bruni Tedeschi e Pietro Marcello hanno raccontato la genesi del progetto. L’attrice ha spiegato: «Mi approccio ai personaggi come se fossero persone incontrate per caso, di cui divento subito amica e che, in qualche modo, mi ricambiano con affetto». Il regista, da parte sua, ha sottolineato: «Sono sempre stato attratto dai personaggi in rivolta. Per “Duse” volevo raccontare lo spirito di una donna ottocentesca che si affaccia nel Novecento, in un tempo simile al nostro, dove nulla è davvero vero e tutto sembra permesso».
Con “Duse”, Marcello e Bruni Tedeschi offrono al pubblico non solo la storia di un’icona teatrale, ma anche uno sguardo sulle tensioni di un’epoca che segna l’incontro tra arte, potere e identità culturale.
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